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INSEMINOID / UN TEMPO NEL FUTURO - recensione

Titolo: INSEMINOID / UN TEMPO NEL FUTURO
Titolo originale: Inseminoid
Regia: Norman J. Warren
Interpreti: Robin Clarke, Jennifer Ashley, Stephanie Beacham, Victoria Tennant, Steven Grives, Barrie Houghton, Rosalind Lloyd
Anno: 1981

Atmosfere cupe fanno da contrappunto alla truce vicenda, che vede una donna perdere il senno dopo essere stata messa incinta da un mostro, trasformandosi in una furia sanguinaria. Non mancano scene splatter abbastanza disgustose: da segnalare un'amputazione con un seghetto elettrico e l'agghiacciante pasto dei neonati alieni, che saziano il loro repellente appetito con i resti di una sfortunata baby-sitter. Un piccolo cult.

 

La fantascienza orrorifica anni '80 ha spesso saccheggiato a piene mani i classici del genere (La Cosa Da Un Altro Mondo, Alien), tentando di bissarne i successi ma cercando di spendere meno soldi per la realizzazione (con le dovute eccezioni, basti pensare all'elevato budget sborsato dalla Universal per La Cosa di Carpenter).

 

Ci ha provato anche quella vecchia volpe di Roger Corman, producendo Il Pianeta Del Terrore; e nel filone rientra senz'altro anche il curioso Inseminoid, diretto nell'81 dall'inglese Norman J. Warren (autore fra l'altro di Delirium House, omaggio dichiarato all'argentiano Suspiria, che Warren ha diretto alla fine degli anni '70 ma approdato da noi soltanto nel 1986).

Prodotto dagli Shaw Brothers (gli esperti delle pellicole sulle arti marziali), si narrano le disavventure di un manipolo di studiosi, che durante alcune ricerche su un pianeta dalle temperature artiche vengono assaliti da una creatura extraterrestre.  Durante l'aggressione, una donna viene stuprata dal mostro e rimane incinta.

Fra gli aspetti curiosi di questo piccolo cult c'è da sottolinearela forte vena sessuofobica: dal terribile incubo in cui la vittima sogna il suo stupro alla scena del parto (estremamente realistici gli effetti speciali, per quanto realizzati in economia), la sessualità viene associata al dolore e alla violenza.

La pulsione omicida che anima la gestante non è dettata da chissà quale intento malevolo; semplicemente, la donna deve nutrirsi per portare a termine la gravidanza. La violenza che serpeggia in tutto il film è brutale ed esplicita. In nome della sopravvivenza, i protagonisti saranno costretti a mettere da parte tutte le inibizioni e a tirar fuori il lato più belluino (particolarmente cruda la scena in cui l'amante della folle assassina prende la sofferta decisione di sopprimerla a mani nude ).

 

Da vedere, un film che i "cattivi ragazzi" nati nei '70 non hanno mai dimenticato.



scritto da: Francesco Cortonesi


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