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FOREST OF THE DAMNED - recensione

Titolo: FOREST OF THE DAMNED
Titolo originale: Forest Of The Damned
Regia: Johannes Roberts
Interpreti: Tom Savini, Nicole Petty, Daniel Maclagan, Sophie Holland, Richard Cambridge, David Hood, Francesca Kingdon, Steve Hart
Anno: 2005

Johannes Roberts proprio non ne azzecca una. Ancora una volta riesce a rendere disprezzabile un soggetto accattivante, perché pare che non sappia proprio cosa significhi montaggio e che se ne freghi della consequenzialità delle scene. Artefice anche dello script, butta tutto all'aria azzerando il ritmo, girando senza senso estetico e creando personaggi così anonimi da lasciare esterrefatti.

 

FOREST OF THE DAMNED in mani più sapienti sarebbe stata una pellicola davvero interessante, ma non è stato questo il suo destino. Eppure di carne al fuoco ce n'era davvero tanta: un incipit dalla Bibbia (I figli di Dio videro le figlie degli uomini), mostri dalle fattezze di splendide modelle nude ma dalla fame di uno zombi, uno scenario naturale mozzafiato con cascate ed enormi distese di boschi. Roberts però combina solo guai e il risultato è nefasto.

 

Fortunatamente in mezzo a questa disastro fa capolino Tom Savini, nella parte di un serial killer ossessionato dalle angeliche mostruosità che decimano i protagonisti. Eh sì, perché punta di diamante della sceneggiatura sarebbero i mostri, niente meno che angeli caduti dal cielo.

Savini tratteggia perfettamente un personaggio crudele, ma che in fondo è solo vittima di un destino immutabile. Gli angeli sono come le sirene di Omero: ti catturano, ti seducono e alla fine ti divorano. Gli ultimi venti minuti sono meno sciatti del resto, con una bella scena lesbo che culmina in un'orgia di sangue, teste mozzate e nudità a gogò.

La scelta di scritturare Shaun Hutson, autore del cult Slugs nei panni di sé stesso non è banale, come non lo è il finale plumbeo o il make up delle creature.  Ma sono cose che fanno arrabbiare ancora di più, se si pensa che abbiamo assistito a uno spettacolo deludente e mal orchestrato.



scritto da: Andrea Lanza


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