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SPETTRI DEL CAPITANO CLEGG (GLI) - recensione

Titolo: SPETTRI DEL CAPITANO CLEGG (GLI)
Titolo originale: Captain Clegg
Regia: Peter Graham Scott
Interpreti: Peter Cushing, Oliver Reed, Michael Ripper, Patrick Allen, Yvonne Romain, Jack McGowran
Anno: 1962

Un bel cast, un ritmo frizzante e degli spettri fluorescenti animano questo “divertissement” targato Hammer, che funziona bene nella sua commistione tra orrore e commedia.

 

Commedia pseudo-orrorifica a base di spettri che proteggono un villaggio intero dedito al contrabbando di alcolici. A guida del gruppo c’è il reverendo Blyss, mentre dalla parte della legge si pone il capitano Collins, intenzionato ad andare a fondo alla questione facendo uso di ogni mezzo a sua disposizione. Blyss è in realtà un ex pirata che ha deciso di ravvedersi e, alla fine, otterrà il giusto riconoscimento da parte del suo avversario.

 

Un subplot romantico vede la storia d’amore tra Oliver Reed (già protagonista l’anno prima di L’Implacabile Condanna, per la regia di Terence Fisher) e della bella Yvonne Romainche, che interpreta con carica sanguigna la figlia di Clegg. Divertente e con alcune gradevoli trovate, GLI SPETTRI DEL CAPITANO CLEGG è un film discreto rilasciato dalla Hammer alla fine del suo periodo di massimo fulgore.

 

Cushing gigioneggia alla grande senza risultare stucchevole e guida un buon cast che comprende anche Michael Ripper e Patrick Allen in ruoli di rilievo. Scott, regista essenzialmente televisivo, dirige con la giusta leggerezza richiesta dal genere, miscelando mistero, spavento e umorismo, sulla base dell’equilibrata ricetta dettata dalla sceneggiatura di Anthony Hinds (sceneggiatore e produttore praticamente di tutti i primi film di Fisher che hanno creato l’horror britannico a cavallo tra gli anni ’50 e ‘60).



scritto da: Michael Wotruba


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