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BOIA SCARLATTO (IL) - recensione

Titolo: BOIA SCARLATTO (IL)
Titolo originale: Boia Scarlatto (Il)
Regia: Massimo Pupillo
Interpreti: Mickey Hargitay, Walter Brandi,Luisa Baratto, Alfredo Rizzo, Femi Benussi, Barbara Nelli, Gino Turini
Anno: 1964

Ragazze discinte, un folle assassino e un tetro maniero con stanze arredate da strumenti di tortura. Pura “exploitation” italiana da guardare senza impegno, con una bella dose d’ironia.

 

Partendo da un assunto alquanto improbabile, dove un editore e autore di romanzi dell’orrore viaggiano con una troupe fotografica per realizzare le immagini da mettere in copertina ai loro libri, il pugliese Massimo Pupillo realizza un simpatico filmetto di genere, inserendo un cast ristretto (ma molto professionale) con Walter Brandi all’interno di un castello dalle polverose segrete colme di strumenti di tortura, appartenute a un folle “Boia Scarlatto” poi giustiziato e sepolto.

 

Gli omicidi si susseguono con buona continuità (e alcuni anche buona inventiva) dopo i primi trenta minuti di presentazione dei personaggi, conditi da qualche tempo morto e qualche momento di blanda ironia non proprio riuscito.

 

Epilogo risolto con una prevedibile ma accettabile trovata da parte dei due sceneggiatori, Romano Migliorini e Roberto Natali, che risultano comunque buoni specialisti del genere, come testimonia l’ottimo Operazione Paura di Mario Bava. È da vedere, se accettato nella sua chiave “naif”e senza pretese particolari.

 

C'è una bella fotografia con colori pastosi (che, visti oggi, suscitano una grande nostalgia!) di Luciano Trasatti e, soprattutto, la presenza sopra le righe (ma quanto mai fascinosa) di Mickey Hargitay, in un ruolo che probabilmente non poteva essere risolto in altro modo.



scritto da: Michael Wotruba


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