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BESTIA NELLO SPAZIO (LA) - recensione

Titolo: BESTIA NELLO SPAZIO (LA)
Titolo originale: Bestia Nello Spazio (La)
Regia: Alfonso Brescia
Interpreti: Sirpa Lane, Venantino Venantini, Marina Hedman, Vassili Karis, Robert Hundar [Claudio Undati], Umberto Ceriani, Dada Gallotti
Anno: 1980

Alfonso Brescia confeziona uno dei massimi titoli di cinema di serie Z, tentando di cucire insieme le avventure spaziali in voga in quegli anni con i miti erotici di Borowczyk (nello specifico La Bestia), sfruttando la presenza di Sirpa Lane. Ne esce un rappezzatissimo “patchwork” in cui vi è di tutto un po', realizzato però con pessimo gusto. Insomma: risate a scena aperta.

 

Ecco la degna risposta italiana a Plan 9 From Outer Space di Edward D. Wood jr. LA BESTIA NELLO SPAZIO racconta di due avventurieri spaziali a caccia di un prezioso minerale esistente su un unico pianeta, sul quale regna una sorta di satiro (superdotato, quindi) extraterrestre.

 

Non è tanto la storia (in ogni caso assolutamente stupida) a rendere interessante questo filmaccio di serie Z, ma la sua incredibile realizzazione (da parte di un regista come Alfonso Brescia che ha comunque saputo mettere insieme prodotti anche decenti, come certe sceneggiate napoletane interpretate da Mario Merola).

 

I dialoghi (già di per se assurdi e tremendi) sono malamente doppiati e fuori sincrono, alla stregua di quei film d’arti marziali orientali che intorno ai primi anni ‘70 avevano invaso i cinema italiani. Il montaggio ignora assolutamente l’alternarsi del giorno e della notte e gli effetti sono tutt’altro che speciali, ma in compenso sanno davvero suscitare un’irrefrenabile ilarità. La recitazione è comatosa perfino nelle scene a maggior tasso erotico (nelle quali si trovano impantanate due celebri interpreti del ramo come Marina Hedman, poi scivolata nel porno “tout-court” e Sirpa Lane).

 

Per quel che riguarda il reparto interpretativo maschile, sembra che gli uomini facciano a gara a chi gigioneggia di più: Vassili Karis, Claudio Undari (che dopo l’esordio in La Vendetta Di Ercole, 1960 di Vittorio Cottafavi s’è costruito un discreta carriera come caratterista in una nutrita serie di western-spaghetti) e Venantino Venantini. Le scazzottate e i vari scontri fisici sono assolutamente privi di credibilità, con pugni che passano a un metro buono di distanza dal bersaglio.

 

Alcune delle trovate “fantascientifiche” sono poi così bizzarre e incredibili che non si riesce a intendere se effettivamente la volontà del regista non fosse ironica nei confronti del genere (anche se ciò appare quanto mai dubitabile). E così via deteriorando.

 

L’unica nota di un qualche merito va all’esperto Bartolomeo Scavia per alcune curiose trovate scenografiche a carattere psichedelico. Invenzioni fantasiose e curiose, del tutto soffocate però dalla marea inarrestabile di mediocrità tecnica e artistica presente.

 

A tutti gli amanti del trash più estremo: non perdetevi questa gemma del cinema di ultimissimo livello.



scritto da: Michael Wotruba


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