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SERBIAN FILM (A) - recensione

Titolo: SERBIAN FILM (A)
Titolo originale: Srpski Film
Regia: Srdjan Spasojevic
Interpreti: Srdjan Todorovic, Sergej Trifunovic, Jerena Gavrilovic, Katarina Zulic
Anno: 2010

A vostro rischio e pericolo, ma andate a vederlo! Le efferatezze ci sono, i sottotesti e l’idea malsana pure. C'è anche una chiusura feroce e difficilmente dimenticabile, che non si vedeva dai tempi dei primi film di Cronenberg. Lo amerete o lo odierete, ma non potrete certo rimanere indifferenti. In tempi di piatta serialità questo è molto di più di quanto ci si potesse aspettare.

 

Milos è un attore di film pornografici che sta attraversando la fase discendente di una gloriosa carriera, razzolando tra i prodotti più bassi e malpagati del genere. E' ben deciso a tirarsi fuori dall’ambiente, nonostante necessiti di soldi per mantenere la sua famiglia (una giovane e bella moglie e un bambino alla scoperta della sua sessualità).

 

Un giorno riceve una clamorosa e ricchissima offerta. Gli viene proposto di partecipare a un porno artistico, messo in piedi da un misterioso regista tanto geniale quanto folle. Convinto dalla moglie (e soprattutto dai soldi offerti) accetta senza approfondire troppo ciò che dovrà realmente fare, rimanendo comunque perplesso di fronte al progetto.

 

Il suo sesto senso non sbaglia perché, già dal primo giorno di riprese, si trova alle prese con un set popolato da operatori armati e in divisa, da attrici sexy e di poche parole e da una misteriosa adolescente. La sua discesa verso gli inferi è appena cominciata e a nulla servirà chiedere aiuto al fratello poliziotto. La corsa verso un finale atroce è oramai scritta.

 

Difficile dire se l’esordiente Srdjan Spasojevic e soci volessero fare un film rabbiosamente politico o solo cercare l’ennesimo "motivo di scandalo". Di certo, è una pellicola che mira diritta allo stomaco dello spettatore. Tecnicamente è un prodotto ineccepibile, dalla confezione curatissima e avvolto dalle tenebrose e allucinate atmosfere della perfetta fotografia di Nemanja Jovanov, la quale, a differenza di pellicole similari come Hostel di Eli Roth, mostra senza ipocrisia la distruzione corporale a cui vanno incontro i protagonisti, resa graficamente senza risparmiare nulla

 

Le musiche di Sky Wikluh, musicista della scena hip-hop serba sono ammorbanti, cariche di suoni ronzanti e disturbanti e forniscono un perfetto connubio audio/video, arricchito dal crudo ed efficace realismo degli ottimi effetti speciali di Miroslav Lakobrija.

 

La trama è ben costruita dallo stesso Spasojevic insieme a Aleksandar Radivojevic (che ha sceneggiato il cortometraggio E-Snuff di Nedeljko Kovacic, dalle tematiche similari) anche se, dopo una partenza che sembra più interessata a fornire un parallelo tra la vicenda di Milos e quella della nazione serba il film scivola, nella seconda parte, in un ambito più da “thriller”, con il protagonista che tenta di ricostruire gli eventi che lo hanno portato a risvegliarsi nel suo letto, pieno di lividi e coperto di sangue.

 

In effetti, i riferimenti politico-sociali si diradano in questa seconda metà, ma continuano a rimanere presenti sebbene a dare adito a dubbi sull’onestà d’intenti del regista ci pensano alcune scene decisamente eccessive, gettate nel convulso finale quasi a voler soddisfare l’occhio perversamente scopofilo di un pubblico palesemente alla ricerca di emozioni forti.

 

La scelta geografica degli attori sembra sottolineare una polemicità sentita e ben evidente. In questo senso, prevedibile per quanto possa esserlo, il finale mantiene una durezza e una ferocia che lo rendono difficilmente sostenibile.

 

Ma è nel (geniale) sottofinale che la bravura del regista serbo emerge, ribaltando le teorie del "film fatto per soldi" (parliamo ancora di Hostel e simili), con una trovata di agghiacciante cinismo e gelida logica che non mancherà di suscitare borbottii di disapprovazione nelle persone poco allenate per questo tipo di spettacoli.

 

Lo stesso sottofinale riconferma poi la morale politico-sociale che appare e dispare in continuazione, finendo per essere l’unico elemento veramente dubbio e incerto della pellicola. Va detto che A SERBIAN FILM ha anche il vantaggio di avere un cast (compresi i ruoli secondari e terziari) che si presta con coraggio a una recitazione molto realistica, con un Sergej Trifunovich nel ruolo di un visionario senza coscienza (o forse, con troppa coscienza artistica) rendendo credibili anche le situazioni più estreme e meno verosimili.

 

Un film decisamente non alla portata di tutti che, come detto, non fa prigionieri: si ama o si odia. Ma quel sottofinale è davvero difficile da dimenticare…



scritto da: Michael Wotruba


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