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OASIS OF THE ZOMBIES - recensione

Titolo: OASIS OF THE ZOMBIES
Titolo originale: Abîme Des Morts Vivants ( L' )
Regia: Jesus Franco
Interpreti: Manuel Gelin, France Jordan, Myriam Landson, Eric Saint-Just, Jeff Montgomery, Henri Lambert
Anno: 1981

Attenzione! Jesús Franco + Eurociné = L’Abîme Des Morts Vivants. Ovvero: l’abisso cinematografico dei morti viventi (riferito a tecnici e artisti, senza eccezione ). Un abisso che però, avremmo fatto volentieri a meno di esplorare!

 

Comunque, se proprio ci tenete ecco la trama: due ragazze attraversano il deserto e raggiungono un’oasi, dove vengono assalite da morti viventi nazisti e possedute senza nemmeno essere spogliate. Fine del prologo. Titoli. Un ex militare tedesco (Kurt) dovrebbe recuperare il tesoro di 6 milioni di dollari a suo tempo trafugato dai nazisti e rimasto nell’oasi in cui un agguato è costato la vita a tutti gli uomini meno uno.

 

Lo scampato, una volta indicato il punto esatto in cui lo scontro è avvenuto, viene ucciso da Kurt. Il gruppo si dirige quindi nel deserto, ma viene massacrato. Il figlio dell’unico sopravvissuto scopre la faccenda dei 6 milioni e raggiunge, con dei suoi amici e un gruppo di scienziati, l’oasi. Scontro con i morti viventi. Fine.

 

Tuttavia, per stuzzicare gli appetiti insani di alcuni di voi aggiungerò che la tediosissima vicenda si rivitalizza con la presenza dei comicissimi morti viventi malamente truccati da un certo Richard Green. Ci sono poi situazioni davvero incredibili. Un esempio? Una ragazza dell’equipe scientifica sopravvive, viene recuperata da uno dei giovani cercatori di tesori, curata e mezza moribonda, si ristabilisce in pochi minuti.

Il gruppo discute dei soldi, la giovane dice: “me ne vado”, il suo amico risponde: “i soldi, proviamo a cercarli”, lei insiste: “ok, ma tra un paio di giorni me ne vado”, poi si fiondano in tenda, lui chiede: “e il professore?”  e lei: “non importa”. E a quel punto fanno sesso.

 

Persino le musiche a tratti sono pessime e a volte addirittura inascoltabili. Tolto l'evidente impegno di alcuni interpreti, tra cui Manuel Gélin e la fotografia discreta (beh, solo in qualche circostanza) di Max Montillet (La Morte Vivante, 1982 di Jean Rollin), siamo davvero in pieno ambito “trash”, senza se e senza ma.



scritto da: Michael Wotruba


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