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INSIDE - recensione

Titolo: INSIDE
Titolo originale: A L'interieur
Regia: Alexandre Bustillo, Julien Maury
Interpreti: Béatrice Dalle, Alysson Paradis, Nathalie Roussell, François-Régis Marchasson
Anno: 2007

Violentissimo e senza freni.

 

Senza remore e censure, i due registi francesi conducono in porto un thriller che, dopo qualche lungaggine e farraginosità nella prima parte, scivola sull’onda della tensione vibrante e del colpo allo stomaco. Niente male davvero se si considera che il genere si affianca sempre di più a un mercato da MTV.

 

Sarah, alla vigilia del suo primo parto e sconvolta dalla morte del suo compagno a seguito di un incidente automobilistico da lei provocato, viene terrorizzata da una misteriosa donna. Assediata in un bagno, assisterà a una folle mattanza, sino all’imprevedibile epilogo.

 

L’elemento chiave di questo film è sicuramente l’azzeccata scelta del casting. Le due protagoniste, sia la Dalle (The Blackout, 1997 di Abel Ferrara) che Allyson Paradis (sorella della ben più celebre Vanessa) appaiono non solo convincenti, ma perfette per i personaggi da ritrarre.

 

Detto questo, il film è bello visivamente (anche se i due registi esordienti si adagiano un po’ troppo sull’estetica da videoclip) ma possiede una prima parte a tratti soporifera, che si perde in un approfondimento psicologico di Sarah tedioso e di scarsa rilevanza. Nella seconda parte arriva però il riscatto.

 

Complici gli eccellenti trucchi di Jacques Olivier Molon (Humains), il film si trasforma in un truculentissimo “splatterfest”con violenza esagerata. Le carni vengono tagliate, forate, martoriate; le teste trapassate, spaccate, incendiate; il tutto con grande nitidezza d’immagine.

 

Bustillo, dopo aver trasformato in un imprevedibile racconto di sangue un sonnolento dramma psicologico, preventiva un finale nerissimo che di certo non mancherà di lasciare interdetta una parte del pubblico appassionata al genere. Alla fine, dunque, il film sopravvive ai propri limiti, accompagnato anche da un’inquietante colonna sonora firmata da François Eudes (Vinyan, 2008 di Fabrice Du Welz) e si lascia vedere con piacere.

 

Non è il capolavoro che molti dicono ma val bene una visione.



scritto da: Michael Wotruba


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