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CANNIBAL HOLOCAUST - recensione

Titolo: CANNIBAL HOLOCAUST
Titolo originale: Cannibal Holocaust
Regia: Ruggero Deodato
Interpreti: Richard Bolla, Francesca Ciardi, Perry Pirkanen, Luca Barbareschi, Paolo Paoloni, Carl Gabriel Yorke, Ricardo Fuentes
Anno: 1979

Lungo il Rio Delle Amazzoni, una spedizione alla ricerca di una manipolo di cinici documeristi finisce per trovare il proprio cuore di tenebra, attraverso l'incontro/scontro tra primitivismo e civiltà.



Un antropologo viene incaricato da un importante network televisivo di mettersi sulle tracce di una spedizione, partita per realizzare un documentario sulle tribù primitive nel cuore dell’Amazzonia. L’uomo si mette sulle sue tracce e, in un viaggio non privo di pericoli e orrori, ritrova i resti della spedizione, compresa la pellicola contenente le immagini girate. Tornato in America, viene spinto dai dirigenti del network a realizzare uno “special” sulla troupe (massacrata dagli indigeni) sfruttando quanto questi avevano già realizzato. Con orrore di tutti, emergerà il tragico e criminale cinismo dei quattro arrivisti cineasti.

 

Con la messa al bando e l’incriminazione di questa pellicola, davvero cruda e sensazionalistica, ma non per questo tecnicamente trasandata (anzi, è vero proprio il contrario), Ruggero Deodato si ritaglia uno spazio molto importante sull’altare dei devoti al cinema dell’orrore, raggiungendo un vertice che non sarà mai più in grado di replicare (anche se la sua filmografia può contare su altri titoli tutto sommato di valido livello come La Casa Sperduta Nel Parco).

 

L’ottima prova dell’intero cast, guidato da Richard Bolla (veterano del cinema porno anni ’70) e Gabriel Yorke (Killer Machine), riesce a dare grande credibilità e spessore realistico ai personaggi. Fotografato con grande cura da Sergio D’Offizi e commentato da un’ottima partitura di Riz Ortolani, CANNIBAL HOLOCAUST, attraverso una lenta progressione, costringe lo spettatore a passare da un orrore all’altro con stordente magnetismo, portandolo a confrontarsi con il tema di base trattato dai realizzatori. La sceneggiatura di Gianfranco Clerici è in questo senso, poco più di un semplice canovaccio.

 

Proprio in questa essenzialità però sta la grande potenza eversiva della storia, vale a dire la civilizzazione dell’uomo moderno che non è stata in grado di superare la bestialità, residuo delle culture primitive. Fino a che punto, poi, produttori e creatori artistici siano stati onesti nella loro bieca messa in scena di questo assunto non è propriamente dato comprenderlo, considerati alcuni metodi di rappresentazione dell’orrore fin troppo noti e dibattuti. Nonostante Deodato abbia sempre ripetuto che non farebbe mai più cose simili, disgustose restano le scene in cui gli animali vengono uccisi davvero. Di contro è innegabile però l’efficacia con il quale lo spettatore viene aggredito e costretto al confronto.

 

Il che è, in fondo, uno dei massimi pregi riscontrabili in qualsiasi realizzazione artistica.



scritto da: Michael Wotruba


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