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4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO - recensione

Titolo: 4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO
Titolo originale: 4 Mosche Di Velluto Grigio
Regia: Dario Argento
Interpreti: Michael Brandon, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Bud Spencer, Aldo Bufi Landi, Oreste Lionello, Stefano Satta Flores
Anno: 1971

Su 4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO si è scritto di tutto e di più!

 

Dario Argento completa la sua trilogia con un bel giallo, nel quale già fa capolino il suo scantonamento nell'illogica dell'incubo a sfavore della coerenza di trama. Poco importa però, perché Argento ha le qualità tecniche necessarie per sostenere un linguaggio cinematografico etereo e insinuante.

 

Un musicista rock viene incastrato. L'intenzione è quella di convincerlo di aver ucciso un uomo, per poi poterlo ricattare. Quando però  i morti cominciano a spuntare un po’ ovunque attorno a lui, il ragazzo si rivolge dapprima ad un amico (Diomede) e, di seguito, a un investigatore privato (Arrosio), mentre sua moglie e i suoi amici cercano di convincerlo a lasciare la città. Lui si rifiuta di farlo, ma sia l’investigatore che la sua giovane amante vengono brutalmente uccisi. A questo punto si ritrova solo con l’omicida e grazie all’intervento di Diomede porta a casa la pelle, mentre l’assassino fuggendo in automobile corre incontro alla sua tragica sorte.

 

Un intreccio assai arzigogolato ed improbabile (per altro infarcito di personaggi poco utili alla funzionalità della storia) ideato dallo stesso Argento insieme a Mario Foglietti (poi attivo come regista televisivo: suo è l’episodio La Bambola della serie thriller La Porta Sul Buio) e al futuro regista Luigi Cozzi, viene trasformato dall’abilità registica del cineasta romano in una vicenda carica di suspense e tensione, dove è facile sobbalzare sulla poltrona fino alla scoperta del colpevole, che sa farsi spasmodica.

 

Buone al solito le musiche di Morricone (che per Argento aveva già scritto le partiture di L’uccello Dalle Piume Di Cristallo e Il Gatto A Nove Code). Ottime prove, infine, di Jean Pierre Marielle, Mimsy Farmer e, soprattutto, Bud Spencer in uno dei personaggi più insoliti della sua carriera (insieme al Rea di Torino Nera di Carlo Lizzani). Praticamente irriconoscibile Oreste Lionello nei panni di un barbone di vasta cultura.

 

E' un classico. Da vedere e rivedere!



scritto da: Michael Wotruba


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