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HUMAN CENTIPEDE (THE) - recensione

Titolo: HUMAN CENTIPEDE (THE)
Titolo originale: Human Centipede
Regia: Tom Six
Interpreti: Akihiro Kitamura, Dieter Laser, Ashley C. Williams, Ashlynn Yennie, Andreas Leupold, Peter Blankenstein
Anno: 2009

Due ragazze americane fanno un viaggio in giro per l'Europa. In Germania incontrano un ragazzo che le invita ad una festa in una casa sperduta tra i boschi, ma lungo la strada forano una gomma. Non riuscendo a sostituirla decidono di avventurarsi nel bosco alla ricerca di un benzinaio a cui chiedere una mano.
Troveranno una casa, ma non l'aiuto sperato.
La conoscenza con il famoso e stimato Dr. Heiter sarà l'inizio del loro lungo incubo.

Vincitore del Ravenna Nightmare 2009.

Quando il “mostro” non ce lo fornisce la natura (Freaks) o lo spazio (Alien, La Cosa), allora, come ci insegna il Dr. Frankenstein, è l'uomo che colma la “lacuna”.
Lo stimato chirurgo protagonista del film, esperto nella separazione dei gemelli siamesi, ridà vita al visionario scienziato della Shelley in chiave decisamente post - moderna.

Il dottore della nostra storia non ha però l' “innocenza” e l' “ignoranza” dell'uomo ottocentesco che per la prima volta sfida apertamente Dio; egli è consapevole della sua indole e gode nel sentirsi chiamare Dio dal suo nuovo “animale da compagnia”.  E' naturale inoltre che i gemelli, gli esperimenti, le torture e l'ambientazione tedesca ci facciano venire in mente anche sinistri personaggi quali Joseph Mengele.
Ma qual è l'esperimento? Il sogno nel cassetto del nostro scienziato?
Presto detto: creare un centopiedi umano. Un animale da compagnia, da addestrare ed accudire.

Il Dr. Heiter è un uomo solo, che odia gli essere umani (come lui stesso ci dice), ma non per questo incapace a suo modo di provare amore (il film inizia con lui che si commuove guardando la foto del suo primo esperimento); ciò ci impedisce di privarlo del suo lato umano, nel tentativo magari, di rassicurare noi stessi sull'impossibilità dell'esistenza di un simile pazzo.

Il film trasmette un profondo senso di angoscia eppure nonostante tutto risulta facile immedesimarsi nei personaggi, anche quando meno lo desideriamo (in particolare mi riferisco alla scena in cui il dottore spiega come avverrà l'alimentazione delle varie parti del centopiedi e soprattutto quando la cosa viene messa in pratica).

Interessante il doppio messaggio: da una parte si invita l'uomo a non superare i limiti della sua natura; dall'altra si chiede al singolo di fare appello a tutto il suo potenziale interiore visto che la sopravvivenza esige un enorme dispendio di energie.

 

Merita di essere visto. E' conisderato un cult!



scritto da: Eleonora Pischedda


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