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SINNER (THE) - recensione

Titolo: SINNER (THE)
Titolo originale: Sinner (The)
Regia: Alessandro Perrella
Interpreti: Robert Englund, Ivana Mino, Marcello Arnone, Olga Shuvalova, Giannina Salvetti, Marcello Arnone, Emanuel Colella
Anno: 2009

Giovane restauratrice viene invitata da un principe nella sua villa per un lavoro di catalogazione nella sua biblioteca. Sulla dimora grava un'atmosfera sinistra e strani fatti di sangue incombono dal passato... Thriller-gotico d'ispirazione classica, con momenti blood & gore.

 

Alessandro Perrella è quel che si potrebbe definire un "milite ignoto" del cinema popolare italiano (l'aggettivo venne coniato da Tullio Kezich in riferimento a Lucio Fulci): ha cominciato giovanissimo come aiuto montatore per Mario Bava, alternando la sua attività con quella di attore (fa una comparsata anche nel cultissimo Terror / Il Castello Delle Donne Maledette). Come regista ha realizzato tante pellicole hard-core dall’inizio degli anni 90 usando lo pseudonimo Alex Perry, fino a esordire nel 2006 nell’horror con Hell’s Fever.

 

Questo THE SINNER è la sua seconda prova nel genere, realizzata con capitali italiani, iberici e americani. E' un thriller che omaggia apertamente il gotico italiano di Riccardo Freda e Giorgio Ferroni, con saltuarie ma efficcaci incursioni nello splatter più genuino (da antologia lo scalpamento nell'incipit, realizzato con trucchi artigianali ma di un certo impatto).

 

Per sua stessa ammissione, Perrella non ama eccessivamente il sangue e le atmosfere malsane alla Joe D’Amato; infatti dopo il cruento inizio, la vicenda si snoda secondo i canoni del thriller gotico con tutti gli archetipi del filone: il perfido aristocratico che custodisce un agghiacciante segreto, la governante complice dei suoi misfatti, il giovane garzone con problemi psichici, la fanciulla in pericolo, la sfarzosa e sinistra magione coi suoi misteri sepolti nei sotterranei e via dicendo. Peccato che la sceneggiatura non sempre riesca ad amalgamare bene tutto e che la parte centrale della narrazione si appiattisca un po’, sfiorando pericolosamente i toni bolsi di tanta fiction gialla televisiva attuale.

 

Perrella però gira bene, la location spoletina è suggestiva e splendidamente fotografata, Robert Engund gigioneggia sinistramente per la gioia dei fans e il finale riserva anche qualche colpo di scena azzeccato. Merita una visione quindi, ben vengano prodotti come questi che, anche se non perfetti, contribuiscono a far sopravvivere il nostro cinema di genere.



scritto da: Corrado Artale


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