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DERANGED  - recensione

Titolo: DERANGED
Titolo originale: Deranged
Regia: Jeff Gillen & Alan Ormsby
Interpreti: Robert Blossom, Cosette Lee, Leslie Carlson, Robert Warner, Arlenne Gillen, Brian Smeagle, Marian Waldman, Jack Mather
Anno: 1974

Agghiacciante e spietato serial killer movie, che ripercorre con qualche licenza la vita di Ed Gein (lo stesso assassino seriale che ha ispirato la figura di Psycho) e affonda gli artigli soprattutto nei retroscena della follia del mostro. Un vero e proprio colpo basso al ventre dello spettatore, che alla fine potrebbe anche provare una certa pena nei confronti di questo abietto personaggio.
Da paura.

 

Girato nel 1974 da Jeff Gillen ed Alan Ormsby, DERANGED è impeccabile dal punto di vista stilistico e regala alcuni virtuosismi da manuale (la scena finale girata al rallentatore e senza colonna sonora è quanto di più atroce, triste e agghiacciante si sia mai visto sullo schermo! ). La violenza viene quasi sempre solo suggerita e forse, proprio per questo, risulta terribile e a tratti insostenibile.

C'è comunque spazio anche per alcuni momenti gore (censurati nella maggior parte delle versioni circolate fino ad oggi) che vedono Cobb svuotare una testa per versare poi il cervello in una tazza, giocherellare con una capoccia imbalsamata e realizzare una maschera in pelle umana.  Gli effetti speciali sono di un giovane Tom Savini: impossibile non citare i cadaveri addobbati a festa realizzati per la scena della cena.

 

Bellissima la scenografia (negli anni a seguire più volte imitata), che riesce perfettamente a rendere l'idea della squallida e deprimente vita di Gein aka Cobb.  Se poi si aggiungono una colonna sonora da brivido (una tristissima messa per organo) e una recitazione tutt'altro che improvvisata, viene fuori un film che sfiora il capolavoro e che rappresenta un cardine della cinematografia americana degli anni '70.

Curiosità: uno dei registi compare più volte nel film, introducendo le scene un po' come faceva Rod Serling in Ai Confini Della Realtà.



scritto da: Francesco Cortonesi


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