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SILENT HILL - recensione

Titolo: SILENT HILL
Titolo originale: Silent Hill
Regia: Christopher Gans
Interpreti: Radha Mitchell, Sean Bean, Jodelle Ferland, Deborah Kara Unger, Kim Coates, Tanya Allen, Alice Krige, Jodelle Ferland
Anno: 2006

SILENT HILL è un film splendido e memorabile, e, insieme ai due Resident Evil, rappresenta il meglio per ciò che riguarda le trasposizioni dai videogiochi. La commistione perfetta tra narrazione e atmosfera lo rende uno dei più grandi horror di questi ultimi anni. Tra le molte scene ad effetto, da citare c'è sicuramente l'arrivo dei mostri piramide (dal secondo videogioco) e lo scontro con le terribili infermiere sanguinarie animate dalla luce. I fan del videogame avranno materiale per divertirsi, cercando le innumerevoli citazioni dei quattro videogiochi disseminate qua e là.

Benvenuti a Silent Hill. Benvenuti in un mondo che non ha regole e che si ciba delle vostre paure più insite. Tutto parte da un gioco (che ebbe tre seguiti) che negli anni '90 sbarcò sulla Playstation, un horror game che, a differenza di tanti altri predecessori non si fermava allo splatter, ma sviluppava una storia piena di atmosfera e angoscia.

 

Ed ora ecco SILENT HILL, il film. E' un'opera bizzarra e quasi straniante, che riesce nel difficile compito di non svilire l'indubbio valore della saga videoludica, ma anzi la arricchisce dando maggiore dimensione a personaggi e situazioni. Gans non è un regista comune: dotato di un estro impareggiabile, è forse uno degli autori più interessanti, geniali e virtuosi in circolazione.

 

I suoi film sono sempre grandi sorprese, da quel divertissement che era Crying Freeman a quell'opera folle, barocca, lirica e maestosa che era Il Patto Dei Lupi. Qua però si osa ancora di più. SILENT HILL è, se possibile, il suo capolavoro, il suo film più complesso, elegante, personale.

Gans crea le stesse inquadrature del videogame (notevole l'inseguimento di Rose nella scena iniziale), ricostruendo una storia fedele ma non priva di spunti originali e offrendo un inaspettato punto di vista al femminile. Rispetto al prototipo, il ruolo di protagonista passa da un padre (Henry) ad una madre e le figure maschili risultano un semplice contorno, perfino non troppo necessario allo sviluppo della storia.

 

Questa scelta narrativa, oltre a seguire la moda femminista dell'horror moderno,  abbraccia una personale poetica che è l'anima effettiva del film: il processo di concepimento o di rinascita può avvenire soltanto grazie al desiderio di maternità di una donna. La vita e la morte si affrontano, arrivando ad annullarsi e a coincidere nel malinconico e inaspettato finale. La novella Alice attraversa il paese degli orrori, un mondo sterile e scuro che potrà farle dono di un figlio.

 

Interessante come l'influenza di SILENT HILL abbia toccato anche il magistrale Saint Ange, precedente produzione di Gans. Segno evidente dell'importanza che questo progetto aveva per il regista.



scritto da: Andrea Lanza


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