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DOOMSDAY / IL GIORNO DEL GIUDIZIO - recensione

Titolo: DOOMSDAY / IL GIORNO DEL GIUDIZIO
Titolo originale: Doomsday
Regia: Neil Marshall
Interpreti: Rhona Mitra, Bob Hoskins, Malcom McDowell, Caryn Peterson, Adeola Ariyo, Emma Cleasby, Christine Tomlinson
Anno: 2008

In un'Inghilterra post-apocalisse una super-poliziotta viene inviata in missione nelle terre contaminate, in cerca di un antidoto al morbo che ha messo in ginocchio il paese. Dal regista di Dog Soldiers e The Descent, un omaggio al genere post-atomico all'insegna dell'azione violenta e dell'umorismo nero. Discreto.

 

Vanno bene i citazionismi, ma qui si esagera! A parte il dichiarato intento di omaggiare i post-atomici anni '80, DOOMSDAY plagia (pardon, cita) due classici del genere, ricopiandoli pari pari: 1997 Fuga Da New York e Mad Max 2. E’ solo un caso che due personaggi del film portino rispettivamente i cognomi dei registi dei sopracitati cult (Carpenter e Miller, per l’esattezza)? A mio modesto avviso, no, ma c'è da riconoscere che lo spettacolo funziona e gli spunti di divertimento non mancano, confermando Marshall come regista che conosce il proprio mestiere.

 

Nei panni della Jena Plissken di turno troviamo la super-poliziotta Rhona Mitra, frettolosamente etichettata come clone della Milla Jovovic di Resident Evil ma perfettamente in grado di ritagliarsi una parte convincente con la giusta dose d’autoironia. Al suo fianco due veterani come Bob Hoskins e Malcom McDowell, rispettivamente nei panni di un vecchio poliziotto che le ha viste tutte ed un ex-filantropo contagiato dall’Apocalisse e trasformato in un novello colonnello Kurtz, a capo di una sanguinosa e reazionaria società feudale.

 

Dagli inseguimenti automobilistici georgemilleriani (carina l’idea di commentare sonoramente la sequenza-omaggio a Mad Max con il brano Two Tribes dei Frankie Goes To Hollywood) alle giostre medievali, nulla ci viene risparmiato. Si preme sul pedale della truculenza molto più di quanto avvenisse negli archetipi anni '80 (il film s’è beccato un divieto ai minori di 14 anni qui da noi, ma in altri tempi il classico di Miller s’era aggiudicato un v.m. 18 mostrando molto meno) e ovviamente l’inverosimiglianza è la regola del gioco (avveniva pure nei postatomici d’altri tempi).

 

Non mancano le accuse al sistema e ai padroni del vapore che lo reggono, come già avveniva in 1997 Fuga Da new York e, se Carpenter chiudeva la sua favola nera all’insegna dello sberleffo nichilista, Marshall opta per una conclusione più ottimista, con la super-piedipiatti che si assicura di presentare il conto ai responsabili che dalla stanza dei bottoni hanno strumentalizzato la catastrofe per i propri fini. Qualche riferimento a 28 Settimane Dopo, tanto per gradire (viene riutilizzato addirittura un brano della colonna sonora).

 

Un prodotto da blockbuster senza pretese ma nel complesso dignitoso.



scritto da: Corrado Artale


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