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MOSTRO DELL'OBITORIO (IL) - recensione

Titolo: MOSTRO DELL'OBITORIO (IL)
Titolo originale: Jorobado De La Morgue (El)
Regia: Javier Aguirre
Interpreti: Paul Naschy, Rosanna Yanni, Víctor Alcazar, María Elena Arpón, Manuel De Blas, Antonio Pica, Kino Pueyo
Anno: 1973

Bizzarra rivisitazione del Frankenstein della Universal con l’aggiunta di toni da “lacrima movie.” Non è male, anche se la povertà di mezzi riduce non poco la potenzialità dell’idea.

 

Gotho, gobbo piuttosto violento ma di animo fondamentalmente buono, lavora nell’obitorio dell’ospedale dove è ricoverata Lise, l’unica persona che non lo abbia mai maltrattato o preso in giro per il suo aspetto. Dopo aver eliminato il fidanzato della giovane sfortunata, il deforme torna a dedicarsi al corteggiamento con rinnovata energia, portando ogni giorno un fiore al capezzale dell’amata.

 

Quando però la falce della morte miete la povera pulzella, a Gotho non rimane altro da fare che trafugare il cadavere e nasconderlo nelle catacombe che si snodano sotto il paese, nella speranza di trovare una soluzione. Da quel momento, con la complicità del misterioso Dottor Horla che conosce il segreto, il Nostro prende a coltivare il sogno di veder resuscitata la splendida fanciulla grazie ai diabolici esperimenti che prendono il via nella cripta.

 

Bislacco, ma non ignobile. Anzi, IL MOSTRO DELL'OBITORIO per certi versi è pure piuttosto originale. La storia ripercorre a grandi linee la vicenda de Il Figlio Di Frankenstein di Roland Lee, ma qui, più che lo scienziato pazzo, è il gobbo ad essere protagonista. Lo splatter poi non manca e risulta anche piuttosto efficace grazie al contrasto con il melodramma di cui è impregnata la vicenda. Gli schizzi di sangue si alternano alle rose, le urla di terrore ai giuramenti d’amore, le gole tagliate ai baci e alle carezze.

 

Il ritmo non è al cardiopalma, ma i momenti godibili abbondano, anche perché Aguirre dimostra di sapere il fatto suo e di non andare tanto per il sottile. Celebre il momento in cui Paul Naschy, nei panni di Gotho, viene aggredito dai topi. Basti pensare che la scena venne realizzata utilizzando veri roditori di fogna che non mancarono di mordere più volte il malcapitato attore. Inutile aggiungere che i ratti incendiati da un Gotho furioso non sono frutto di effetti speciali.

 

Ottimo il finale, dove finalmente viene svelato il mostro frutto dell’esperimento del diabolico dottor Horla. Costume da due soldi, ma d’impatto. In definitiva: con un budget maggiore poteva venir fuori un capolavoro, ma anche così ha il fascino del “povero ma bello”, oggi tanto raro nel panorama cinematografico horror. Alcune scene risultano censurate in diverse versioni, tra le quali un fotogramma in cui la Elke seminuda bacia Gotho.

 

Curiosità: la scena in cui Naschy taglia la testa a un morto dentro l’obitorio venne realizzata usando un vero cadavere.

 

Curiosità numero 2: nella citata scena dei ratti, anche Maria Elena Arpon fu costretta ad affrontare la terribile prova. Erano veri infatti i topi che tranquillamente passeggiavano sul suo corpo, mentre lei, sul tavolaccio di legno, faceva la morta.

 

Curiosità numero 3: Paul Naschy è apparso anche in Rottweiler di Brian Yuzna.



scritto da: Francesco Cortonesi


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