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MORTE HA SORRISO ALL'ASSASSINO (LA) - recensione

Titolo: MORTE HA SORRISO ALL'ASSASSINO (LA)
Titolo originale: Morte Ha Sorriso All'Assassino (La)
Regia: Aristide Massaccesi
Interpreti: Ewa Aulin, Klaus Kinski, Giacomo Rossi Stuart, Attilio Dottesio, Luciano Rossi, Angela Bo, Marco Mariani, Fernando Cerulli
Anno: 1973

Dopo aver perso la memoria in seguito ad un incidente, una misteriosa ed affascinante ragazza trova ospitalità nella villa in campagna appartenente a due coniugi aristocratici, entrambi invaghiti di lei.

 

E' l'inizio di una serie di eventi inspiegabili e atroci delitti, la cui chiave sembra essere il medaglione che la giovane ospite porta al collo... Da Aristide Massaccesi, il regista di Buio Omega e Antropophagus, un giallo gotico all'insegna del soprannaturale e del gore. Poco conosciuto ma assolutamente da recuperare.

 

Sebbene il compianto Aristide Massaccesi (attivo con numerosi pseudonimi, fra cui il più conosciuto è Joe D’Amato) sia noto ai fans per i blood & gore Buio Omega e Antropophagus, le sue incursioni nel genere risalgono a quasi un decennio prima. Era l’anno di grazia 1973, e, firmandosi col suo vero nome (evento rarissimo nella sua lunga carriera), il buon vecchio Aristide portava sullo schermo una trasposizione assai libera del celebre racconto vampiresco Carmilla, di Joseph Sheridan Lefanu.

 

Tale trasposizione s’intitolava, appunto, LA MORTE HA SORRISO ALL'ASSASSINO, un tardo gotico che, come tante altre pellicole del filone realizzate nel medesimo periodo, approfittava della maggiore libertà concessa dalla censura per pigiare sull’acceleratore della morbosità.

 

Amori saffici e delitti, nudità ed eviscerazioni; il tutto all’insegna del citazionismo letterario (oltre a Lefanu viene particolarmente saccheggiato Poe, riconoscibilissimo nei riferimenti ai racconti Il Gatto Nero, Il Barile Di Amontillado e La Maschera Della Morte Rossa).

Ewa Aulin presta le fattezze alla tenebrosa dama al centro della vicenda, in un allarmante mix fra il racconto nero ottocentesco e il nuovo thrilling all’italiana (oltre al soprannaturale condisce l’intreccio una serie di misteriosi delitti, la cui rappresentazione grafica e cruenta fa supporre che Massaccesi non si sia lasciato sfuggire la possibilità di sfruttare il successo commerciale dei gialli di Dario Argento).

Klaus Kinski veste i panni consueti del mad doctor, ritagliandosi un piccolo spazio ma dominando la situazione con la sua innegabile bravura; nel cast anche Giacomo Rossi Stuart, attivissimo nel cinema di genere di quegli anni e ben noto agli appassionati per aver recitato in un classico del cinema fantastico nostrano come Operazione Paura di Mario Bava.

 

L’atmosfera è azzeccata, anche grazie alle splendide musiche di Berto Pisano (in seguito parzialmente riutilizzate da Andrea Bianchi per il porno-macabro Malabimba). Peccato che la sceneggiatura si perda un po’ nel finale, sicuramente d’effetto ma tirato via e parzialmente irrisolto.

 

Memorabile la sequenza in cui Luciano Rossi viene aggredito e sfregiato dal diabolico felino, merito tanto dell’abilità tecnica di Massaccesi quanto dell’espressività di questo sfortunatissimo ma carismatico caratterista del cinema popolare italiano dei tempi che furono.



scritto da: Corrado Artale


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