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POLTERGEIST / DEMONIACHE PRESENZE - recensione

Titolo: POLTERGEIST / DEMONIACHE PRESENZE
Titolo originale: Poltergeist
Regia: Tobe Hooper
Interpreti: Craig T. Nelson, JoBeth Williams, Heather O'Rourke, Zelda Rubinstein, Beatrice Straight, Dominique Dunne
Anno: 1982

Il cinema spielberghiano incontra l'horror e dona nuova linfa al genere agli inizi degli anni '80. La storia delle presenze inquiete che turbano la tranquillità di una famiglia medio borghese americana ha fatto storia, dando vita a leggende urbane riguardanti una presunta maledizione che aleggia su tutta la trilogia cinematografica. Grandi effetti speciali, budget elevatissimo ma l'unico vero fantasma del film è il regista.

 

In un articolo apparso su Mad Movies si palesava l’idea che, nonostante Tobe Hooper appaia come regista nei credits di POLTERGEIST, in realtà il film fosse stato completamente diretto da Steven Spielberg, accreditato invece come produttore e sceneggiatore. A prescindere dal fatto che il dubbio sul presunto ruolo di Hooper come "ghost director" era già in voga sin dall’uscita della pellicola nelle sale, la spersonalizzazione del regista di “The Texas Chainsaw Massacre in questo blockbuster horror appare quanto meno imbarazzante.

 

Nulla, ma proprio nulla della mano anarchica e anticonvenzionale del regista americano che ha dato, negli anni’70, una svolta al genere horror, è rimasto nelle avventure cinematografiche della famiglia Freeling, alle prese con terribili presenze ultraterrene che infestano la loro moderna villetta del complesso di Cuesta Verde.

 

Dapprima la piccola Carol Anne (Heather O'Rourke) viene trovata, di notte, come ipnotizzata davanti allo schermo televisivo, poi cominciano fenomeni più tangibili come scosse telluriche e sedie che si spostano, finchè una notte si scatena l’inferno e, mentre il piccolo Robbie (Oliver Robins) rischia di venire divorato dal vecchio albero in giardino, la bambina viene inghiottita dal ripostiglio e riuscirà a comunicare con i genitori solo attraverso le onde della televisione. Disperati, i coniugi Steve (Craig T. Nelson) e Diane (JoBeth Williams) si rivolgo ad un gruppo di studiosi del paranormale e, con l’aiuto della medium Tangina (la brava Zelda Rubinstein) riusciranno a riportare nell’aldiqua la piccola Carol Anne. Ovviamente i guai non finiscono qua, perché a causa di una sporca speculazione immobiliare, l’intero complesso di Cuesta Verde è stato costruito su un cimitero e i morti non ne sono rimasti contenti. 

 

Il finale vede un tripudio di bare che esplodono dal terreno ed è forse in queste scene che si nota finalmente il tocco di Hooper, perché per il resto POLTERGEIST non è propriamente quel che si dice un film autoriale, ma un horror all’acqua di rose che avrebbe potuto dirigere chiunque. Intendiamoci, non è brutto, anche perché si tratta di un film simbolo che introdurrà il genere negli anni’80, contribuendo alla sua rinascita come cinema di intrattenimento spettacolare.

 

Tuttavia il grosso difetto è proprio la mancanza di un regista, con un conseguente anonimato per quanto riguarda la rilettura della storia, immagini piatte e dialoghi spesso troppo sopra le righe, quasi a voler creare inquietudine più con le parole che con le immagini.

 

In ogni caso un titolo imperdibile per gli amanti dell’horror, che ha avuto un paio di discreti sequel ed è entrato a far parte delle leggende metropolitane grazie ad una supposta maledizione addossata all’intera trilogia, a causa di una serie di lutti funesti che hanno coinvolto gli attori, tra cui, purtroppo anche la piccola protagonista, deceduta nel 1988 durante le riprese di Poltergeist 3.



scritto da: Alberto Genovese


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