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ULTIMATUM ALLA TERRA - recensione

Titolo: ULTIMATUM ALLA TERRA
Titolo originale: Day The Earth Stood Still (The)
Regia: Robert Wise
Interpreti: Michael Rennie, Patricia Neal, Hugh Marlowe, Sam Jaffe, Billy Gray, Frances Bavier, Lock Martin
Anno: 1951

Un capolavoro rimasto scolpito nella storia, un film di rottura con il passato in cui l'alieno era da sempre relegato a malvagio invasore del pianeta Terra.

 

Gli alieni, secondo Robert Wise sono evoluti e pacifici e ci vedono rozzi e pericolosi: per questo inviano un pilota astrale allo scopo di rendere consapevole la razza umana del pericolo che corre se continuerà con i suoi esperimenti bellici. Magistrale opera ancora di grande attualità, il film vanta un Michael Rennie mai più così rappresentativo ed effetti speciali ancora oggi imitatissimi. Andare a ripescare questo film in bianco e nero e scoprire, dopo oltre 50 anni (il film è datato 1951), che ULTIMATUM ALLA TERRA non ha perso un briciolo del suo smalto e della sua impressionante bellezza cinematografica è qualcosa che lascia una grande soddisfazione.

Michael Rennie è ancora impagabile nella parte di Klaatu, l'alieno sceso sulla terra per avvisare gli umani che, se continueranno con i loro esperimenti atomici, verranno annientati da una squadra di robot vigilantes altamente distruttivi. Il suo volto, magro e squadrato, ha segnato un'epoca attraverso una recitazione semplice ma efficace, che rende appieno l'immagine del visitatore astrale, dotato di intelligenza superiore e di quella curiosità infantile tipica dei geni che lo porta a girare per le strade di Washington, in compagnia di un bambino di nome Billy come guida terrestre.

 

I passi lenti ed inesorabili dell'automa Gort hanno ancora quel fascino vintage di quando si costruivano robot con tute argentate e gommose, mentre il geniale design dell'astronave, completamente liscio e privo di tutti quei vistosi e spesso inutili orpelli tecnologici delle produzioni successive, resiste alle mode, alle innovazioni e al mutare dei gusti dello spettatore, grazie alla sua forma familiare ma sempre assolutamente affascinante. Nessuno oggi può dire che quel disco volante sia fuori moda (come, per intenderci, i piatti dipinti volanti di Plan 9 From Outer Space), proprio perché tutto l'immaginario di ULTIMATUM ALLA TERRA si pone al di sopra del tempo, offrendoci una visione consolatoria ma allo stesso tempo inquietante delle galassie attorno a noi.

 

Altro fattore sempre purtroppo attualissimo del film di Robert Wise (mai troppo compianto autore di genere, capace di sconfinare in qualsiasi tipo di trama e trasformarla in un capolavoro) è il comportamento umano di fronte all'evento, il fraintendimento dei media (che trasformano un umanoide in un mostro orrendo per spaventare la popolazione) e l'ottusità dei militari. Un doveroso accenno va alla colonna sonora realizzata da Bernard Herrmann che introduce per la prima volta il theremin, strumento a onde magnetiche divenuto un must nelle produzioni sci fi degli anni 50/60.

 

E non possiamo esimerci dal concludere con una frase ormai entrata nella storia:  Klaatu Barada Nikto! 



scritto da: Alberto Genovese


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