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Willy's Wonderland - recensione

Titolo: Willy's Wonderland
Titolo originale: Willy's Wonderland
Regia: Kevin Lewis
Interpreti: Nicholas Cage, Emily Tosta, Ric Reitz, Beth Grant
Anno: 2021

Ci sono solo due approcci possibili alla carriera di Nicolas Cage: lo si può adorare incondizionatamente per il coraggio che dimostra nell'approcciarsi in maniera più che convinta ai ruoli più assurdi, o lo si può compatire e scuotere la testa di fronte a quello che una volta era un attore serio e ora è poco più di un meme. A seconda della vostra posizione, leggerete questa recensione con occhi diversi. Io, lo ammetto prima di cominciare, sono uno della prima schiera. Spesso Nicolas Cage rappresenta l'unico motivo di interesse per i film che interpreta, ma raramente sembra non divertirsi a recitare, e questa sua temerarietà gli ha consentito di interpretare anche ruoli che sotto l'apparenza da barzelletta erano più interessanti di quanto sembrava. Scorrendo la sua filmografia recente e limitandoci al genere preferito dai lettori di questo sito oltre a robaccia pietosa come Pay the Ghost troviamo anche film notevoli come MandyMom & DadIl Colore venuto dallo Spazio. E ora Willy's Wonderland, un ruolo che il nipote di Francis Ford Coppola ha accettato perché – parole sue – nella sua carriera gli mancava giusto di prendere a calci uno struzzo animatronico.

 


In Willy's Wonderland Cage interpreta un personaggio senza nome che arrivato con la sua rombante Camaro in un paesino nell'America più profonda buca tutte le gomme, e non può pagare la riparazione perché non ha contanti, e a Bifolcolandia non esistono diavolerie moderne come i bancomat. Esiste però un diner chiuso da tanti anni da ripulire, un lavoretto faticoso ma facile in cambio della rimessa a punto dell'auto. Il problema è che il diner è maledetto, e gli inquietanti animatroni che dovrebbero limitarsi a cantare "tanti auguri" la notte si animano, mossi dalle anime di una setta di serial killer satanisti che ha seminato il panico nella zona molto tempo prima. Il nostro eroe è la classica vittima sacrificale che il paese accetta di buon grado di immolare sull'altare del quieto vivere. A rovinare il piano il fatto che Nicolas Cage non ha la minima intenzione di fare la vittima sacrificale, e un gruppo di ragazzi che con molta buona volontà ma senza troppa organizzazione vorrebbero cambiare le cose e liberarsi della maledizione del diner una volta per tutte, capitanati da una teenager (Emily Tosta) che vuole arrivare davvero fino in fondo.

 


Lo sceneggiatore esordiente G.O. Parsons ce la mette tutta per cercare di imbastire qualcosa di sensato intorno all'idea forte di Nicolas Cage che picchia dei pupazzoni, cita un sacco di classici horror anni '80 e in generale vuole omaggiare quel periodo da me non troppo rimpianto in cui non ci si facevano troppi problemi se in un film mancava qualche insulso dettaglio come "un qualche senso" o peggio ancora "una storia". Obiettivamente senza grandi risultati. Il film non riesce ad andare troppo oltre le scene di combattimento, qualche ballettino di Cage mentre gioca al flipper e qualche scena di ammazzamento teenager non troppo riuscita. Non lo aiuta troppo il regista Kevin Lewis, che non lavorava da quasi quindici anni e che all'attivo aveva comunque solo dei pessimi filmacci andati straight to video senza riscuotere (fortuna sua) molte attenzioni. Il suo cinema è scolastico, piatto, senza slanci di alcun tipo. La sensazione è che i due abbiano giocato il jackpot puntando sul nome del protagonista alle prese con un'idea assurda, abbiano investito tutto il magro budget sul cast (c'è anche la brava Beth Grant, e pure la Tosta non è malaccio) e per il resto abbiano improvvisato. Gli animatroni sono volutamente brutti, ok, ma sono anche senza uno straccio di caratterizzazione fatta eccezione per la sirena, la tartaruga che parla spagnolo e il camaleonte che usa la lingua come lazo per catturare le sue prede. Per il resto si limitano a svegliarsi uno alla volta, andare lentamente verso i ragazzi da ammazzare o verso il macello rappresentato da un Nicolas Cage potenziato da troppe bevande energetiche. Veramente troppo poco.

 


Per fortuna quindi c'è lui. The Janitor. Il protagonista. La leggenda. Il meme. Visto che di solito ci ha abituato a mostrare una gamma di facce sconvolte e grida strazianti, qui ha scelto di lavorare per sottrazione, e per tutta la durata del film non dice una parola che sia una, limitandosi a guardare fisso i suoi interlocutori con la faccia da duro, una specie di Terminator che si ripara da solo con lo scotch e che non è disposto ad arrendersi per nessun motivo, né a cambiare la sua espressione.

 



Quindi, un Nicolas Cage che non fa il Nicolas Cage. E la cosa, straordinariamente, funziona. Forse è questa l'unica intuizione azzeccata da regista e sceneggiatore, e gliene va reso merito. Hanno preso un film in cui non funziona praticamente nulla e l'hanno fatto funzionare grazie a una singola idea, accompagnata da una buona dose di innegabile passione per il genere e faccia tosta. Il coraggio ha pagato, e grazie a questo Willy's Wonderland si è trasformato in un film che a seconda del vostro grado di adorazione per il protagonista potreste trovare guardabile, divertente o persino memorabile. A voi la scelta!



scritto da: Michele Borgogni


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