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RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO (LA) - recensione

Titolo: RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO (LA)
Titolo originale: The Girl with All the Gifts
Regia: Colm McCarthy
Interpreti: Sennia Nanua, Glenn Close
Anno: 2016

Un fungo ha infettato la maggior parte dell'umanità; quasi-zombie chiamati affamati affollano le strade immobili in attesa che qualcosa passi loro accanto; se accade, si mettono in movimento in massa e cercano di sbranarlo. Più di dieci anni dopo, in una base segreta, l'esercito cerca un vaccino. Vengono studiati i bambini nati dopo il contagio; il fungo ha instaurato con loro un rapporto simbiotico, che non intacca le funzioni cerebrali. Si muovono e parlano come normali esseri umani, possono camminare  indisturbati in mezzo a migliaia di affamati. Il problema è che, quando sentono l'odore di un uomo o una donna, sono loro ad attaccare.

 


L'Ophiocordyceps Unilateralis è quello strano organismo che quando ne scrivi il nome non ricordi mai dova va la ipsilon e devi fare copia e incolla da Google; nonostante questo nelle narrazioni horror si è scavato una nicchia di una certa importanza, da cui in futuro probabilmente lo vedremo ricomparire. 

Chiamatelo, se volete, fungo delle formiche zombie. A lui piace. Si diverte a contagiare questi piccoli insetti modificandone la chimica cerebrale, li spinge ad arrampicarsi sempre più in alto sugli steli d'erba e qui li uccide, nel luogo perfetto per propagare le spore più lontano possibile. 

A questo simpatico funghetto (ne parla anche Merlin Sheldrake nel bestseller L'ordine nascosto. La vita segreta dei funghi) si sono ispirati il videogioco The last of us e molti racconti di vari autori (se può interessare anche uno che ho scritto io, pubblicato per la prima volta nell'antologia Z di Zombie 2016, poi confluito tra le decine che compongono Eco-Horror Omega. Ehm... fine spazio pubblicitario; scusate, non lo faccio più).

 


Torniamo a The Girl with All the Gifts: tratto dall'omonimo romanzo di Mike Carey (che ha collaborato alla sceneggiatura), è un pregevole, intelligente horror nel segno di Day of the Dead, in cui  gli zombie non sono semplicemente dei mostri ma, forse, i rappresentanti di una nuova specie destinata a rimpiazzarci.

 


Stupendo l'inizio in medias res, che porta a empatizzare con i bambini prigionieri. Si capisce subito che il tema al centro del film è quello del diverso. Dove inizia e dove finisce la categoria essere umano? Siamo abituati a sentire personaggi pubblici e cretini vari che negano implicitamente l'umanità di chi è in effetti un homo sapiens sapiens al 100%, ma appartiene a qualche minoranza; e se avessero davanti degli individui che pur sapendo parlare, pensare e apprezzare la mitologia greca, forse non sono davvero della nostra specie, ma ne inaugurano un'altra? Che direbbero? Immaginarselo è abbastanza facile. 

E noi, come ci comporteremmo? La risposta non è scontata. 

 


La storia va avanti in modo gradevole, alternando scene di azione a momenti in cui vengono approfondite le dinamiche personali e le motivazioni del piccolo gruppo di sopravvissuti. Da metà film in poi, però, il livello si abbassa percettibilmente.

Il finale è coerente con le premesse, ma (non vogliamo fare spoiler) lo si capisce solo se si pensa al titolo originale, un riferimento al mito di Pandora... il titolo italiano, invece, La ragazza che sapeva troppo, che poco c'entra con la trama e risulta veramente insipido, è da buttare senza rimpianti.

 


Un plauso va agli attori (si segnala la partecipazione di Glenn Close) e specialmente   alla incredibile esordiente Sennia Nanua, davvero brava.

La colonna sonora è efficace, ma le nostre orecchie hanno sentito di meglio.

 


The Girl with All the Gifts è in definitiva un film pregevole, sia per il suo risvolto etico che per la storia in sé. Gli manca qualcosa per essere al livello di un'altra pellicola britannica, quel capolavoro di 28 giorni dopo, ma sicuramente è da vedere.

Di quale ingrediente sentiamo la mancanza? 

Forse è il ritmo. Colm McCarthy non punta sullo shock, non mantiene alta la tensione in ogni scena. 

Anche un po' di originalità dietro la macchina da presa non avrebbe guastato. È uno di quei pochi film in cui gli effetti speciali sono migliori della regia.

 

 

Andrebbe comunque inserito in una lista dei film da non perdere, se si è appassionati del genere; ha tutto il diritto di stare nella top ten degli zombie-movie che ci offrono idee originali e trame non scontate.

 



scritto da: Andrea Berneschi


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