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SEME DEL MALE (IL) - recensione

Titolo: SEME DEL MALE (IL)
Titolo originale: Blessed
Regia: Simon Fellows
Interpreti: Heather Graham, James Purefoy, Fionnula Flanagan, Andy Serkis
Anno: 2004

Ho scavato a fondo nei cataloghi di Prime Video, tirandone fuori mio malgrado questo Blessed, sottotitolato in italiano Il seme del male perché la tentazione di esplicitare proprio tutto era troppo forte per resistere, non bastavano la locandina con (in senso orario) una raggiante e sempre bellissima Heather Graham, una citazione biblica sull'Anticristo, quello che sembra un monaco malvagio, delle fiamme, alberi secchi che fanno sempre inquietudine, una culla circondata dal numero 6 6 6. 

 


Ma andiamo con ordine. La recensione conterrà SPOILER perché si pone l'esplicita missione di evitarvi di sottoporvi a questo supplizio. Agite di conseguenza.

 


Bastano tre minuti (ok, bastava la locandina) per capire che il film altro non è che una scopiazzatura bella e buona di Rosemary's Baby. Una donna incinta si suicida gettandosi dalla finestra, ma è solo un sogno della bella Samantha (Heather Graham), maestrina felice della propria vita e del matrimonio con Craig (James Purefoy nella solita parte da bel manzone), nonostante i soldi non siano tanti e i due non riescano proprio ad avere un figlio malgrado i tanti tentativi alla vecchia maniera. Craig ha scritto un romanzo che pare essere piaciuto alla agente letterario J. Lloyd Samuel (Fionnula Flanagan, vista in un sacco di serie tv come BrotherhoodLost, ma anche in film come The Others e Svegliati Ned) e sembra ci possa essere un bell'assegno in arrivo per lui, così neanche la temporanea perdita del lavoro pare un problema. L'ottimismo spinge gli sposini a rivolgersi a una clinica della fertilità neanche troppo inquietante. Solo che oltre la facciata di ambienti immacolati, dottoresse premurose e infermiere sempre attente c'è il diabolico sopracciglio di Earl Sydney (David Hemmings, lo ricordate in Profondo Rosso, vero?), uomo d'affari che ha le mani in pasta dappertutto ma che soprattutto è venuto in qualche modo in possesso di una fiala contenente il sangue di Lucifero. E allora cosa fai, non cerchi di clonarlo in qualche modo dentro il pancione della mammina più adatta che si possa trovare?

 


Ovviamente dopo che la fecondazione è andata a buon fine (due gemelle, per non farci mancare nulla) alla coppia comincia a girare tutto bene. Il libro di Craig viene pubblicato e malgrado una trama che fa ridere i polli (un malvagio chirurgo plastico che inietta anestetico insieme al botulino alle pazienti per fotografarle in pose oscene e poi ricattarle) ha successo. Fin troppo, visto che ora è circondato da belle gnocche che civettano con lui mentre la povera Samantha lievita e si ingelosisce. Ma è un dettaglio, visto che ora ci sono soldi, casa nuova, nuovi amici e opportunità. Il fatto che chiunque cominci a fare qualche domanda di troppo sulle attività di Sydney scompaia e che circoli una inquietante figura incappucciata è un altro dettaglio... La sorpresa (unica vera del film) arriva quando la figura incappucciata si rivela un prete italiano (Don Carlo!!!) interpretato da Andy Serkis! Proprio lui, evidentemente più a suo agio nei panni di King Kong o di Gollum, visto che qui si cimenta in un azzardato e confuso overacting. Ma con una sceneggiatura di questo tipo era forse difficile fare altro. Fatto sta che lui vuole salvare la nostra eroina e quindi il mondo dall'avvento degli Anticristi, quindi prima le chiede cortesemente se le andrebbe di assumere del veleno, poi di fronte alle sue comprensibili proteste prova a bruciarla viva. Poi si lancia come un martire contro la sede della clinica malvagia, mettendo in evidenza delle evidenti carenze a livello di sicurezza.

 


Mi fermo qui perché ok gli spoiler, ma sono sicuro che qualche masochista vorrà gustarsi lo splendido (sono ironico) finale, che tra l'altro comprende l'unico tentativo di effetto speciale horror di tutti i 90 minuti di durata. Pochino, se consideriamo che l'unico mezzo spavento arriva da un cane che abbaia inaspettatamente da dietro un vetro. Ma per mancanza di alternative migliori proviamo a definire il film horror, anche se ipotizzo come giusta definizione del genere "thrillerino demoniaco da seconda serata di Rete4". La trama banale e scopiazzata che abbiamo preso in giro finora è in realtà è il problema minore del film, che tecnicamente è da mani nei capelli. Come abbiano fatto regista e produttori a mettere insieme un cast quantomeno decente è un mistero, visto che il resto è a livelli infimi. Il regista Simon Fellows è non pervenuto (in seguito dirigerà un paio di volte un Jean Claude Van Damme ai minimi storici e una specie di rifacimento moderno di Alice nel Paese delle Meraviglie), la colonna sonora sembra essere stata fatta chiedendo al musicista di provare a copiare Profondo Rosso ma usando meno note possibili per risparmiare, degli effetti speciali abbiamo già detto e il montaggio... Ah, c'è un montaggio? Sembravano più riprese messe a casaccio una accanto all'altra per dare l'illusione che raccontino una storia. Non c'è un minimo criterio narrativo, uno straccio di transizione, nulla. È tutto legnoso, amatoriale, improvvisato. Una tipica (ahinoi) insostenibile produzione est-europea di quel periodo (2003-2004). La pellicola è dedicata alla memoria di David Hemmings, che poverino è morto durante le riprese e si meritava di meglio come ultimo film.

 


COME HO FATTO A GUARDARLO FINO IN FONDO:


Heather Graham è comunque intrigante come scream queen, e sebbene la sua carriera fosse già in fase più che calante era sempre un bel vedere. 

 


MOMENTI MEMORABILI


- Al minuto 33 appare la "SAINT ROSEMARY CATHOLIC SCHOOL", ed è come se il regista in uno slancio di umiltà abbia ammesso "ok, lo so anche io che sto dirigendo un clone!". Si merita un (piccolissimo) applauso per questo.

Andy Serkis che con un ridicolo accento italiano (guardatelo in lingua originale per carità!) svela alla Graham che EVANGELIST è l'anagramma di EVIL AGENTS e lei gli risponde mossa da pietà "it's really clever", ricordandosi che intepreta una maestra ed è così che si parla a un bambinone.



scritto da: Michele Borgogni


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