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FREEZE ME - recensione

Titolo: FREEZE ME
Titolo originale: Freeze Me
Regia: Takashi Ishii
Interpreti: Inoue Harumi, Matsuoka Shunsuke, Shingo Tsurumi, Kazuki Kitamura, Daisuke Iijima, Yôzaburô Itô, Ken Nakayama
Anno: 2000

Non male questo rape and revenge del Sol Levante. Certo, più che la regia, il punto forte sono senza dubbio i toni blu della splendida fotografia che contrastano splendidamente con il rosso del sangue, ma tutto sommato anche la storia funziona e affascina. Da vedere.

 

Chihiro vive a Tokyo e sta per sposarsi con un suo collega. La ragazza conserva però un segreto mai confessato, un qualcosa che ha cercato di tenere nascosto persino a sé stessa; il muro di fragilità dietro cui si è rifugiata cade in frantumi quando una mattina, uscendo di casa, vede una persona proveniente dal suo passato, cha la insegue fin nel suo appartamento entrandovi come ne fosse il padrone.

 

Questo perché cinque anni addietro, quando abitava in un piccolo paese periferico, Chihiro era stata violentata da tre suoi coetanei: a nulla valse la fuga, e oggi Hirokawa, Kojima e Baba - approfittando della scarcerazione di quest'ultimo - si sono dati appuntamento da lei per una rimpatriata...

 

Premessa: come tutti gli horror orientali la narrazione è lenta, ma c'è da dire che in questo caso man mano che si va avanti la violenza viene fuori in tutto il suo splendore e tutte le promesse vengono mantenute. Trama classica questa di FREEZE ME o almeno, classica per ciò che riguarda gli horror giapponesi e coreani: "una donna sola viene progressivamente maltrattata e umiliata dall'universo maschile che la circonda", ma fortunatamente la sceneggiatura non ha una struttura banale e alla fine il film funziona.

 

Chihiro è qui interpretata dalla bellissima attrice Inoue Harumi ed è innegabile che i suoi nudi intrisi di sangue e le atmosfere fredde siano tra le cosa più affascinanti del film (valga per tutte la scena con la pioggia sulla metropoli notturna e le tende insanguinate che svolazzano nel vento). Vero è però che anche la storia non è mai fine a sé stessa ed è anche per questo che l'ipnosi cinematografica riesce. Si rimane incollati allo schermo.



scritto da: Cristiano Stocchi


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