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CAPTIVITY - recensione

Titolo: CAPTIVITY
Titolo originale: Captivity
Regia: Roland Joffé
Interpreti: Elisha Cuthbert, Daniel Gillies, Pruitt Taylor Vince, Michael Harney, Laz Alonso, Maggie Damon, Carl Paoli
Anno: 2007

Elisha Cuthbert è forse l'unica nota positiva di questo thriller "a tinte forti", che si muove sui binari del già visto e che intrappola lo spettatore in 90 minuti di noia mortale. Formalmente corretto (ma senza alcun lampo di genio), questo CAPTIVITY risulta insipido e poco significativo.

 

Jennifer Tree è una top model. Bellissima e un po' snob, attira l'attenzione di un sadico, che la rapisce e la rinchiude in una specie di bunker per osservarla, in stile Grande Fratello. Ben presto la ragazza scopre di non essere la sola vittima del suo sequestratore e cerca di instaurare un rapporto con il suo compagno di prigionia. Dopo un paio di tentativi di fuga miseramente falliti, i due si accorgono che chi li spia si diverte a giocare con loro come fossero cavie da laboratorio. Cavie evidentemente destinate a fare una brutta fine.

CAPTIVITY è un film che mantiene le promesse. Peccato che queste promesse fossero piuttosto banali già in partenza, nonostante i nomi di Roland Joffé alla regia e Larry Cohen alla sceneggiatura. La vicenda, abbandonata fin da subito qualsiasi presunta ambizione di critica sociologica, ruota interamente attorno alla prigionia di Jennifer senza che accada nulla di rilevante per un'ora abbondante.

 

Chi ha sequestrato la ragazza e il suo compagno di sventure si diverte a osservarli, a giocare con loro in una maniera che vorrebbe essere sottile, ma che di fatto risulta noiosa. Imprigionato assieme ai protagonisti in una spirale di non eventi lo spettatore attende rassegnato un finale che puntualmente si dimostra tanto prevedibile quanto diluito a mezzo di espedienti improbabili che sanno di già visto. A parte qualche scena di contorno il gore è quasi assente, la fantasia del villain di turno non è di certo paragonabile a quella di un Jigsaw e la regia di certo non brilla per inventiva od originalità.

 

Certo. la confezione è patinata ed Elisha Cutbert svolge bene il suo compito, bella e intensa come te l'aspetti. Però questo non basta a sostenere un film in cui i personaggi secondari sono di una disarmante inutilità e la trama nel suo complesso sa soltanto di deja vu.



scritto da: Marco Zolin


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