
Titolo: 1408
Titolo originale: 1408
Regia: Mikael Hafstrom
Interpreti: John Cusack, Samuel L. Jackson, Mary McCormack, Tony Shalhoub, Len Cariou, Isiah Whitlock Jr, Jasmine Jessica Anthony
Anno: 2007
Ispirato a un racconto di S. King, 1408 narra le vicessitudini di Mike Enslin (John Cusack), uno scrittore che si guadagna da vivere smascherando improbabili storie di fenomeni paranormali. Il suo inossidabile scetticismo è però destinato a crollare una volta entrato nella tristemente famosa camera 1408 del Dolphins Hotel. Mikael Hafstrom dirige una ghost story tutto sommato tradizionale nei suoi elementi essenziali, capace però di riservare allo spettatore non poche gradite sorprese e un finale per nulla scontato.
Cosa si nasconde nella stanza 1408? Mike Enslin è convinto che sia tutto un inganno. Il macabro mistero che però si cela dietro la stanza del Dolphins Hotel non è una trovata pubblicitaria. Il protagonista lo scopre ben presto a sue spese, intrappolato in un crescendo di spettacolari tormenti, opera di una stanza al cui interno spazio e tempo sembrano perdere di significato, distorti a piacimento dal male che vi regna sovrano.
Quando poi le pareti della sua prigione iniziano a sgretolarsi, Mike vede crollare anche il muro di scetticismo dietro cui aveva sempre celato l'inquietudine frutto del suo tragico passato. Posto così di fronte a una scelta da affrontare con disperato coraggio, si trova a dover sfruttare l'unico limite al potere della stanza: il libero arbitrio, concesso a ciascuno dei suoi ospiti.
Belle le scenografie, così come buoni sono gli effetti speciali, al punto che spesso il sense of wonder finisce per prevalere su paure e inquietudini che solitamente dominano pellicole dello stesso filone. Il che, a pensarci bene, potrebbe anche essere un forte handicap agli occhi di un amante dell'horror tout court.
Ammirabile la scelta di giocare con il sonoro per facilitare il processo di immedesimazione dello spettatore senza abusare dei soliti cluster ingiustificati. Ugualmente degne di nota alcune scelte di una regia immaginifica con riprese talvolta vertiginose o claustrofobiche, che si alternano efficacemente e colpiscono nel segno, riuscendo a creare, quando serve, un senso di smarrimento che ricalca quello provato dal protagonista, sperduto in un universo parallelo.
John Cusack è notevole nel dar vita a un personaggio che nel giro di 60 minuti (tanto dura la sua permanenza nella stanza) vede rivoluzionate le sue credenze, trovandosi per giunta sottoposto a sconvolgenti torture fisiche e, soprattutto, psicologiche.