
Titolo: 28 SETTIMANE DOPO
Titolo originale: 28 Weeks Later
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Interpreti: Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau, Catherine McCormack, Idris Elba, Imogen Poots
Anno: 2007
Seguito di 28 Giorni Dopo di Danny Boyle. Trascorso il periodo di quarantena, la popolazione inglese tenta di rimettersi in sesto, mentre le città sono presidiate dall'esercito. L'orrendo contagio purtroppo tornerà a dilagare... Buon ritmo, suspense e sangue per uno zombi-movie convenzionale ma al di sopra della media.
Quel che realmente ci terrorizza nella saga sui morti viventi ideata da George Romero è la consapevolezza che di fronte ad un simile cataclisma l’umanità sarebbe effettivamente destinata all’estinzione. I suoi film mostrano senza alcun pudore la nostra società, fragile e minata alla base dalle nostre insicurezze e dal nostro egoismo materialista; come potrebbe quindi sostenere l’urto una struttura tanto fragile? I suoi epigoni sono dello stesso parere e il cinema degli zombi si basa su tale assunto. Non faceva eccezione il 28 Giorni Dopo di Danny Boyle e nel presente sequel il concetto è ancora più esplicito.
La grande paura dopo l'epidemia sembra essere passata e la popolazione inglese si fa coraggio nel tentativo di avviare la ricostruzione; ma è un’impresa fallimentare. Se nel cinema romeriano la società umana si ricostituisce ma è destinata a ripetere i passati errori, qui il progetto fallisce in partenza. Non è semplicemente questione di mancanza di senso morale o ingiustizia sociale; la fragilità è qualcosa che appartiene all’animo umano, è ciò che ci rende quel che siamo e non si può eliminare.
L’homo sapiens è vulnerabile, sono i suoi stessi sentimenti talvolta a tradirlo: così il contagio riprenderà la sua azione nefasta per un incidente, perché due ragazzini vorrebbero solo riabbracciare la madre scomparsa e si avventurano nell’area contaminata nonostante i divieti e il presidio dell’esercito. Come si può condannarli?
La vulnerabilità può avere tante facce, alcune positive altre negative. Può essere un uomo divorato dal rimorso per aver abbandonato nel pericolo la persona che amava; può essere un soldato che rifiuta di aprire il fuoco su civili inermi, pur sapendo che sarebbe il sistema più efficace per contrastare l’avanzata del morbo; può essere anche, sorprendentemente, un individuo cinico e pronto a ricorrere alla violenza, ma che al momento giusto si rivela capace di un gesto di pietà.
E’ un mondo privo di certezze quello che ci si para davanti: un mondo dove la civiltà si rivela un’illusione e le persone dalle quali cerchi affetto e comprensione possono mutare in osceni mostri assetati di sangue. Il tuo sangue, per l’esattezza. Gli sceneggiatori ci narrano tutto questo senza tradire le convenzioni del genere: quando la piaga sembra ormai inarrestabile, un gruppo di superstiti si apre una via di fuga verso una possibile salvezza. Ovviamente li attende la prevedibile catena di disavventure e atrocità e il finale aperto, pur lasciando uno spiraglio alla speranza, semina dubbi pessimistici sulla possibilità che l’umanità possa uscirne vincitrice.
Dotato di maggior ritmo rispetto al suo predecessore, 28 SETTIMANE DOPO è diretto con mano sicura da Juan Carlos Fresnadillo, che ricorre al sangue e agli effettacci in misura più generosa di quanto facesse Boyle. Buona tensione e attori convincenti: spicca come sempre il piglio luciferino di Carlyle, che da L’Insaziabile in poi sembrerebbe aver familiarizzato col cinema del terrore. Speriamo ci riservi altre chicche in futuro.