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SEVERANCE / TAGLI AL PERSONALE - recensione

Titolo: SEVERANCE / TAGLI AL PERSONALE
Titolo originale: Severance
Regia: Christopher Smith
Interpreti: Toby Stephens, Claudie Bakley, Andy Nyman, Babou Ceesay, Tim McInnerny, Laura Harris, Danny Dyer, David Gilliam
Anno: 2006

I dipendenti di una multinazionale che produce armi vengono invitati a trascorrere il week-end in una località boschiva dell'Europa orientale, per partecipare ad uno stage formativo. La vacanza- lavoro si trasformerà in una mattanza, quando misteriosi killer li prenderanno di mira... Umorismo nero ed efferatezze per una satira anti-militarista travestita da horror.

 

Lo slasher è stato spesso considerato un sottogenere piuttosto triviale dell’horror. A torto, perché ai suoi esordi troviamo piccoli gioielli come Black Christmas di Bob Clark e Halloween di Carpenter; e scusate se è poco! Sicuramente pesa sul giudizio negativo l’imbarbarimento cui il filone è andato incontro negli anni '80, con canovacci sempre più asserviti al binomio Tette&Budella e sempre meno interessanti sul piano creativo.

 

Questo SEVERANCE rende giustizia al (sotto?) genere, regalandoci un piccolo gioiello di umorismo macabro e perverso, con una spiccata vena anarchica (difficile non provare simpatia per chi fa a tocchetti quanti lucrano sulla fabbricazione di armi di distruzione di massa) che non guasta.

 

Aldilà dell’idea di fondo, quel che più colpisce è la capacità degli sceneggiatori di rendere con estremo realismo la caratterizzazione psicologica dei protagonisti: non semplici macchiette (benchè l’intento parodistico sia dichiarato) ma, quale che sia il loro discutibile mestiere, esseri umani come noi. Perfino simpatici in alcuni casi, coi loro sproloqui, i loro tic, la loro predilezione per le droghe (esilaranti i trip surreali da funghi allucinogeni); gente comune insomma, la cui morte violenta può shockarci e spingerci a solidalizzare con loro.

 

Responsabili indirettamente di crimini di guerra? Forse, ma esistono davvero tali crimini? Non è la guerra stessa un crimine? Chi fabbrica armi è forse più colpevole di chi le compra? Interrogativi anche più inquietanti dell’idea di cadere sotto la lama del Jason di turno.

Christopher Smith è un regista da tenere d’occhio: la disinvoltura con cui mescola citazioni a Poe, al cinema tedesco anni '20 e ai gore anni '70 tradisce uno spiritaccio irriverente, che potrebbe riservare molte sorprese in futuro. Le massicce iniezioni d’ironia non limitano il ricorso altrettanto imponente al grand guignol e ai pugni nello stomaco, in un crescendo di ferocia autocompiaciuta che delizierà gli appassionati. 



scritto da: Corrado Artale


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