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DARK WATER - recensione

Titolo: DARK WATER
Titolo originale: Dark Water
Regia: Walter Salles
Interpreti: Jennifer Connelly, John C. Reilly, Tim Roth, Dougray Scott, Pete Postlethwaite, Camryn Manheim, Ariel Gade
Anno: 2005

Versione edulcorata del suo corrispettivo nipponico, DARK WATER racconta una storia che ha poco o nulla per essere definita dell’orrore. L'angoscia qua è per una madre divorziata che tenta quotidianamente di garantire un’esistenza normale alla propria figlia. E' un thriller dalle tinte desolanti, ben girato e sceneggiato che lascia però con l’amaro in bocca.


Chi si aspetta di assistere al classico film di fantasmi di matrice nipponica rimarrà deluso o annoiato da questa pellicola che, a ben vedere, mette in scena una storia di quotidiana disperazione, in cui Jennifer Connelly recita egregiamente la sua parte. E' Allora ascrivibile alla sfera del drama? Possiamo dire di sì, in quanto la vicenda si sviluppa attorno ai personaggi di Dahlia e di sua figlia Ceci, appena trasferitesi in uno squallido e fatiscente condomino alla periferia di New York, a seguito di un divorzio tormentato dallo spettro del tradimento. Il fatto che nel suddetto condominio vaghi una presenza intangibile è puramente accessorio, almeno per buona parte del film, ma giustifica il suo inserimento nel nostro sito.

 

Il plot si sviluppa sulla difficile vita quotidiana di una madre separata e si ibrida poi con l’incontro ravvicinato della figlioletta con il fantasma di Natasha, bambina morta tempo prima proprio nel palazzo in cui le due protagoniste si sono recentemente installate. Come da copione, la giovane Ceci viene creduta psichicamente turbata non appena inizia a palesare la propria amicizia con una amica immaginaria (che però immaginaria non è).

 

Nel frettoloso finale vengono aggiunti elementi di crime story e il tanto invocato orrore è dato dalla apparizione dello spettro della bimba defunta che, in un tripudio di acque di fogna, porta per sempre con sé lo spirito della protagonista, in qualità di sua nuova madre. Tutto sommato la presenza più terrificante rimane quella del "temibile" Ragno Pincopallo, vero e proprio leitmotiv del film. I personaggi sono comunque ben delineati e la vicenda scorre piuttosto velocemente nonostante (e ce ne accorgiamo quasi subito) non succeda nulla di sostanziale.

 

Il fatto che non ci si annoi, pur senza spaventi, sangue e mostri, rimane forse la nota maggiormente positiva a proposito della pellicola.



scritto da: Michele Triboli


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