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GREEN INFERNO (THE) - recensione

Titolo: GREEN INFERNO (THE)
Titolo originale: The Green Inferno
Regia: Eli Roth
Interpreti: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Daryl Sabara, Sky Ferreira, Richard Burgi
Anno: 2013

Justine, figlia di un funzionario ONU, conosce al college il carismatico e persuasivo Alejandro, leader di un gruppo di giovani studenti attivisti. La ragazza decide di unirsi a loro per intraprendere una pericolosa missione: andare in Perù per filmare attraverso l'uso dello streaming dei telefonini la brutale deforestazione che ogni giorno subisce la Foresta Amazzonica da parte delle multinazionali. Deforestazione che oltre a danneggiare la natura rischia di portare all'estinzione le piccole tribù locali. Durante il viaggio di ritorno a casa l'aereo del gruppo subisce un incidente e precipita nel cuore della giungla; gli attivisti vengono così catturati dagli stessi indigeni che volevano proteggere, e che, tra lo stupore e lo sgomento dei ragazzi, si riveleranno essere degli efferati cannibali... 

 


Finalmente, dopo due anni di problemi di produzione e posticipazioni, esce al cinema il discusso The Green Inferno. Eli Roth ritorna dietro la macchina da presa dopo sei anni di digiuno (il suo ultimo film era il seguito del fortunato Hostel) e lo fa con un'opera che vuole rendere omaggio al filone 70s e 80s del genere dei cannibal movies. Sopratutto vuole omaggiare sin dal titolo il controverso cult del 1980 Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (The Green Inferno è appunto il titolo della seconda parte del film).  Sin dai titoli di testa si notano le similitudini tra i due film.  La bellissima ripresa aerea che ci mostra la rigogliosa e incontaminata foresta verde accompagnata da una soundtrack tribale fa tornare in mente la splendida colonna sonora firmata nell'80 dal maestro Riz Ortolani, calma e pacifica e in netto contrasto con gli orrori mostrati nella pellicola. Quello che è diverso è sicuramente l'esecuzione; il film non vuole essere un remake di Cannibal Holocaust, quindi viene totalmente abbandonato lo stile mockumentary a favore di una personale e moderna visione del genere cannibal movie, infarcita con una sottile critica nei confronti dell'attivismo sociale. 

 


La prima parte del film serve a introdurre i protagonisti e risulta essere un po' noiosa, visto che l'allegra compagnia non è ben caratterizzata ed è costituita da tutti i classici cliché e stereotipi del cinema horror da teenager;  i dialoghi inoltre non sono proprio esaltanti, e non riescono a fare entrare in empatia lo spettatore con i poveri malcapitati.  Cambio di ritmo per la seconda parte, quando entrano in scena i famelici cannibali, molto ben rappresentati per merito di un efficace trucco e dell'utilizzo di costumi e pitture corporali (dallo stile molto fumettistico) che donano loro un discreto carisma.  Quello che manca a questa seconda parte è purtroppo la tensione, dopo la prima shockante uccisione, che non vi descriverò per rovinare la sorpresa, si sperava un bel tripudio di gore e splatter per tutta la durata della pellicola e invece Roth decide di frenarsi e di inserire trovate più o meno geniali che spezzano la tensione e che volutamente danno alla pellicola un tocco trash. 

 


Peccato perché la violenza visiva dei due Hostel faceva ben sperare.  Non mancano smembramenti, sangue e arti cucinati in maniera maniacale, come se stessimo vedendo un programma di cucina cannibale, ma è tutta roba che abbiamo visto in tantissimi altri film horror e che difficilmente ci porterà a coprirci gli occhi o distogliere lo sguardo dallo schermo;  su questo fronte c'è un po' di delusione. Gli effetti speciali sono comunque ottimi e vecchia scuola e sono tutti firmati dal bravissimo Greg Nicotero (The Walking Dead, Le colline hanno gli occhi, Evil Dead 2, L'armata delle tenebre), peccato per l'utilizzo della computer grafica in un paio di scene che hanno una resa piuttosto posticcia. Un altro punto a favore alla pellicola sicuramente è la fotografia che esalta le splendida ambientazione della foresta amazzonica peruviana: il suo verde acceso che si sposa benissimo col rosso del sangue e delle pitture tribali. 

 

La trama è lineare, anche se non disdegna qualche plot twist e tiene comunque sveglio lo spettatore fino al finale aperto.  Già il regista ha dichiarato che è in lavorazione un sequel intitolato Beyond The Green Inferno previsto per il 2018. 

 


Sicuramente il film è sufficiente, ma da Eli Roth ci si  aspettava di più e in piccola parte si  rimane delusi.  Al netto dei suoi pregi e difetti questo The Green Inferno risulta comunque essere una pellicola piacevole e divertente, un omaggio originale ad un certo tipo di “cinema di genere” che ormai abbiamo abbandonato.



scritto da: STEFANO GIORNI


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