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HEADSPACE - recensione

Titolo: HEADSPACE
Titolo originale: Headspace
Regia: Andrew Van Den Houten
Interpreti: Christopher Denham, Sean Young, Larry Fessenden, Olivia Hussey, William Atherton, Dee Wallace, Udo Kier
Anno: 2005

Strano questo HEADSPACE. La sceneggiatura di Steve Klasner e William M. Muller è di quelle un po’ furbette, con tanto di struttura volutamente caotica e scene da manuale piuttosto inutili, inserite per compiacere anche il pubblico più ingenuo che ancora è capace di sentire qualcosa nel vedere un paio di tette e qualche testa che scuote all’impazzata. Se si è però disposti a passare sopra a certe banalità, il film funziona e il soggetto di McCombs, che pure strizza l’occhio ai lavori di Henenlotter, è piuttosto originale. Due stelle su cinque sono poche e tre forse sono troppe.

 

Separati in tenera età dopo aver assistito ad una terribile mattanza in famiglia di cui forse sono anche responsabili, due fratelli, a distanza di anni, si incontrano di nuovo grazie alla passione per gli scacchi. Il loro incubo riprende immediatamente vita e i nostri, dotati di un'intelligenza fuori dal comune, si ritrovano al centro di una micidiale serie di visioni molto più concrete di quanto vorrebbero sperare. A lasciarci le penne sono amici e conoscenti uccisi brutalmente. E tutto mentre orribili creature si aggirano nei paraggi.

 

C’è poco da fare, bisogna vedere il making of e ascoltare cosa ha da dire Troy McCombs sulla sua storia per farsi un'idea un po’ più chiara della vicenda e dedurre che nell’incubo di HEADSPACE c’è un microscopico sentiero di logica, che conduce all’esistenzialismo e alla paura dell’orrore in agguato dietro il sottile velo della vita. Per carità, non è certo con le sue poche parole che si riesce a mettere ordine in uno script che sembra sempre sul punto di non sapere dove andare a parare, ma se non altro si riesce ad intuirne meglio il senso.

 

A dirla tutta la sceneggiatura di Steve Klasner e William Muller è di quelle alternative più che altro all’apparenza e i due non si fanno mancare la classica scena di sesso con tanto di nudi generosi e personaggi dal classico background modaiolo, ma resta innegabile il loro coraggio di osare e di strutturare lo script con un ritmo fuori dall’ordinario, che tra l’altro mostra il suo vero potenziale solo nel quarto d’ora finale.

 

HEADSPACE è quindi molto meglio di tanta robaccia che esce in sala e che si avvale di budget miliardari. Van Den Houten dal canto suo, riesce a gestire l’insieme senza ritrovarsi alla fine un pastrocchio tra le mani. Non era facile, ha rischiato. Non è un film per tutti i gusti, se però l’indie è nelle vostre corde non resterete insoddisfatti.

 

Nota: i mostri sono fatti con due soldi, ma non stonano affatto nel quadro generale. Non male anche il protagonista Christopher Denham al suo esordio davanti alla macchina da presa.


Curiosità: il film ha vinto numerosi premi tra cui "miglior sceneggiatura" e "miglior film" al New York City Film Festival e "miglior film di mostri" alla World Horror convention del 2006. E' stato anche presentato al Ravenna Nightmare Film festival nel 2006.

Curiosità 2: Tra gli attori spicca la presenza di Udo Kier e quella di Sean Young, entrambi in grande forma.



scritto da: Francesco Cortonesi


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