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ALLELUIA - recensione

Titolo: ALLELUIA
Titolo originale: Alleluia
Regia: Fabrice Du Welz
Interpreti: Stéphane Bissot, Lola Dueñas, Édith Le Merdy
Anno: 2014

Dal regista di Calvaire.

 

E' la storia vera di una coppia: lei sola, bruttina che si innamora perdutamente di un buffone che rimorchia donne brutte per vivere della loro carità. Si incontrano, ma lei si lega a lui ed è disposta ad accettare tutto pur di stargli vicino. Anche le altre donne. Ed è così che lui inizia a cambiare casa in casa di queste persone, spacciando lei come una sorella che si porta appresso. Lei catalizza la gelosia e il dolore fino al punto che puntualmente ammazza la donna di turno. Lui la ama però, la comprende e continuano imperterriti così

 

 

L'amore è un virus purissimo, necessario e malvagio che contamina chiunque. Alla terza tappa di questo doloroso tragitto du Welz (tra i 5 autori più grandi usciti negli ultimi anni in assoluto), alza ancora l'asticella e gira un devastante affresco che lascia attoniti, tramortiti.

 

Se si pensava che dopo Vinyan fosse difficile andare oltre, ci sbagliavamo di grosso: una storia devastante perché dolce e spietata come solo questo sentimento può essere. Un lavoro attoriale, di immagini e suoni che lascia ammutoliti.

 

ALLELUIA è un film che dovrebbe avere "le avvertenze per lo spettatore" perché fa male, male davvero e quando si accendono le luci della sala, ti lascia immerso nella solitudine più totale, in un buio impossibile da illuminare. Non è quello di una stanza con le luci spente o quello del sole che indica l'inizio e la fine di un ciclo: è quello di cui siamo fatti dentro e i raggi del sole non possono raggiungerlo.

 

L'odio non è una soluzione e l'amore forse è anche peggio. Un punto di non ritorno così puro e massacrante che ti rimane dentro come un cancro. E' fissare un enorme falò, nudo e cosciente di quello che si è deciso abbracciare. Fuori da ogni giudizio, siamo i fallimentari dei di noi stessi e questo è il nostro inferno personale.

 

Non c'è gore, non c'è "genere" o exploitation. Ma fa una paura boia e fa malissimo.

 

Capolavoro.



scritto da: Raffaele Picchio


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