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2000: LA FINE DELL'UOMO - recensione

Titolo: 2000: LA FINE DELL'UOMO
Titolo originale: No Blade of Grass
Regia: Cornel Wilde
Interpreti: Nigel Davenport, Jean Wallace, John Hamill, Lynne Frederick, Patrick Holt, M.J. Matthews
Anno: 1970

 

Nell’anno 2000 un virus delle piante distrugge il raccolto mettendo in crisi l’approvvigionamento alimentare di tutte le grosse città. Scoppiano rivolte che la polizia fatica a contenere. Nel panico generale, una famiglia londinese decide di scappare in campagna. Durante il viaggio verso una fattoria in Scozia, i protagonisti incontrano molti pericoli, da una parte bande di motociclisti interdicono la viabilità, dall’altra le autorità hanno vietato gli spostamenti nelle strade. Tutto questo mentre la violenza dilaga e l’essere umano diventa sempre più una bestia feroce…

 

Liberamente tratto da Morte dell'Erba, il romanzo capolavoro di John Cristopher.

 

A lungo 2000: LA FINE DELL’UOMO (titolo originale No Blade Of Grass) è stato un introvabile cult. Finalmente uscito in dvd in Italia per i tipi della Golem, il film di Cornel Wilde è un affresco spietato e violento che attacca senza mezzi termini l’opulenza dell’Occidente e lo sfruttamento sconsiderato del pianeta, soprattutto quello agricolo.

 

Personaggi solo apparentemente stereotipati e dialoghi a tratti improbabili, ma estremamente efficaci e significativi, danno vita a una storia che alterna scene intrise di simbolismo (l’attacco dei motociclisti con i riferimenti a Little Big Horne, la ragazzina che si innamora del violento del gruppo, la lotta finale fra fratelli) a momenti di crudo realismo (memorabile la scena di parto, ripresa anche frontalmente!) il tutto segnato da una serie di riferimenti alla violenza sessuale e domestica che completano il tragico quadro di  una natura morente del tutto incapace di sviluppare un tentativo di rinascita.

 

Duro, spietato, senza speranza. Per nulla ironico. Ha una struttura di base abbastanza classica e lineare (i sopravvissuti in marcia alla ricerca della “terra promessa”), ma quasi nulla è mai lasciato al caso e la vicenda non annoia, nonostante il senso di deja vu.

 

Un po’ bizzarri i flash forward. Sostanzialmente inutili e insensati. Difficile comprendere perché siano stati inseriti.

 

Molto buona invece l’interpretazione degli attori. Notevole il brano di apertura e di chiusura scritto apposta per il film e cantatato da Roger Whittaker.

 

Giudizio più che positivo quindi. Imperdibile per gli amanti del post atomico. Consigliato comunque un po’ a tutti.

 

 Discreto il dvd italico della Golem. Purtroppo no extra.

 

Curiosità numero 1: John Cristopher si rifiutò di andare a vedere il film quando uscì al cinema, probabilmente irritato dal fatto che ci fossero notevoli incongruenze con il suo romanzo. Lo fece comunque anni dopo. Vide solo il primo tempo e poi andò a dormire.

 

Curiosità numero 2: nel 2000 una radio britannica, Radio 4, ha omaggiato il film facendone un radio dramma in 5 puntate.

 

Curiosità numero 3:il romanzo è stato pubblicato in Italia per la prima volta nel 1958 nella collana I Romanzi del Corriere con il titolo La Peste verde.



scritto da: Francesco Cortonesi


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