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BAD MILO! - recensione

Titolo: BAD MILO!
Titolo originale: BAD MILO!
Regia: Jacob Vaughan
Interpreti:
Anno: 2013

Milo è una creatura che vive in simbiosi con le viscere del povero Ken, pronta a fuoriuscire (immaginate da dove) nei picchi di maggiore pressione psicologica dopo un susseguirsi di sintomi da non augurare nemmeno al nostro peggior nemico.


C’è un vecchio proverbio che dice più o meno così: “La morte comincia nel colon”. Niente di più vero, a parte che in Bad Milo! la morte non è tanto quella del colon interessato, quanto quella degli altri, aggrediti e sbranati senza pietà da questo feroce feticcio intestinale.


Prendendo in prestito il bagaglio orrorifico tipico degli anni 80’, la dentatura aguzza dei Ghoulies, il parassitismo organico di Alien, la schizofrenia dei Gremlins e ovviamente Basket Case, Milo è il prodotto dello stress umano, un ghignante puppet che prende il controllo su di esso e ne trova una cura piuttosto discutibile.  Il piccolo mostriciattolo, infatti, attacca le cause del malessere di Ken, siano queste un collega infingardo, un datore di lavoro spietato o un padre con il quale si ha un conto in sospeso.


Adatto ai nostalgici, Bad Milo! gioca con i registri e alterna la ridondanza comica, nell’insistente parodia verso i corporali tormenti del protagonista e le cure new age cui si sottopone per risolvere i conflitti interiori, alle prevedibili parentesi splatter.


Insomma, tutto è già visto e risaputo (perdonatemi il cliché), perlopiù in un’opera costruita intorno ad abusate logiche demenziali e sicuramente lontana dal rielaborare un filone di genere che può vantare modelli di riferimento di tutt’altro spessore.


Un’idea che parte dal basso e st(r)appa un sorriso. In tutti i sensi.



scritto da: Marco Compiani


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