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BUIO OMEGA - recensione

Titolo: BUIO OMEGA
Titolo originale: Beyond The Darkness
Regia: Joe D'Amato
Interpreti: Kieran Canter, Cinzia Monreale, Franca Stoppi, Sam Modesto, Anna Cardini, Lucia D'Elia, Mario Pezzin, Simonetta Allodi
Anno: 1979

In un crescendo di sangue, necrofilia e malsani intrighi, solo un maestro come Joe D’Amato poteva esprimere una forza visionaria così forte. Uno dei capolavori assoluti dell’horror italiano fine anni ’70.

 

Joe D'Amato realizza, a cavallo tra gli anni '70/80 questo film all’unanimità considerato il suo capolavoro più delirante. BUIO OMEGA è una storia d'amore e di necrofilia condita con accenni di cannibalismo e sadica perversione.

 

Ecco la trama: Francesco (Kieran Canter) giovine ereditiero che non ha problemi a rimorchiare belle ragazze, vive il suo profondo amore per Anna (Cinzia Monreale) a cui ha giurato amore eterno.  Fin qui tutto normale, se non fosse che Anna è morta e imbalsamata dallo stesso protagonista, il quale passa il suo tempo a venerarne le pallide spoglie attraverso il drastico rito dell’omicidio seriale.

 

Il ragazzo colleziona vittime su vittime con la complicita della tata Iris (Franca Stoppi) che aspira a diventare moglie del biondo killer e nel frattempo si occupa di occultare i corpi delle sventurate per compiacerlo. La storia procede spedita tra uno smembramento e l'altro, fino al tragico finale in cui la comparsa della sorella gemella di Anna provocherà in Francesco la follia più delirante...

 

C'è grande attenzione al dettaglio morboso e Massaccesi non lesina in budella e interiora sanguinolente. Qualche nudo cadaverico poi, completa una delle opere più disturbanti e immorali di un regista che non si perde in divagazioni psicologiche né in falsi moralismi.

 

Per Joe D'Amato il cinema è soprattutto visione, carne e sangue, sesso e morte in uno spaccato di fine anni '70 dove i costumi e il libertinaggio sono talmente accentuati da rasentare il grottesco e dove il piacere e la perversione vengono soddisfatti solo attraverso il macabro rituale dell'omicidio.  Acidi che sciolgono corpi e forni che bruciano cadaveri all'interno di una villa nobiliare sono il chiaro simbolo di una borghesia annoiata, che trova sfogo attraverso il dolore e la crudeltà dei suoi protagonisti.



scritto da: Alberto Genovese


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