
Titolo: HOSTEL 2
Titolo originale: Hostel: Part II
Regia: Eli Roth
Interpreti: Jay Hernandez, Lauren German, Beijou Philips, Roger Bart, Heather Matarazzo, Vera Jordanova, Edwige Fenech, Ruggero Deodato
Anno: 2007
Seguito di Hostel, trama praticamente identica: una comitiva di studentesse in gita nella Slovacchia cade nelle grinfie di ricchi psicopatici in cerca di emozioni forti. Sesso, ettolitri di sangue e tanto humor nero per una pellicola che mantiene le promesse. Se siete facilmente impressionabili, evitate.
Bisogna darne atto a Eli Roth: HOSTEL 2 è un film che colpisce nel segno.
Se il precedente capitolo si risolveva in una storiellina insipida, fintamente perversa e asservita agli sbudellamenti fini a sé stessi, qui siamo ad un livello superiore.
I puristi storceranno il naso, diranno che il vero horror risiede altrove e le truculenze da exploitation anni '80 non bastano più. Pazienza: la sceneggiatura di HOSTEL 2 ci offre un appetitoso (si fa per dire... stomaci deboli, risparmiate i soldi del biglietto!) menù di autoironica ferocia, uno spettacolo estremo che riesce a disgustare e deliziare al tempo stesso.
Omaggio dichiarato alle pellicole nere del cinema italiano anni '70-'80, questo secondo capitolo non si fa certo pregare sul versante delle eccentricità e delle efferatezze: c’è un’emula della Contessa Bathory i cui lavacri di emoglobina risultano davvero disturbanti per la carica di sensualità e repulsione che trasmettono allo spettatore. Che sia una citazione a Le Vergini Cavalcano La Morte, di Jorge Grau? La somiglianza è quantomeno sospetta e visto l’amore del regista per le fiabe paurose nostrane non c'è da dubitarne troppo.
C’è uno chef raffinato (divertente e divertito cammeo del regista Ruggero Deodato) che imbandisce manicaretti ancora vivi e urlanti; c’è una stanza degli orrori coi suoi macabri trofei che sembra uscita dalla favola di Barbablù; fra evirazioni dettagliate e scalpi recisi si fa largo un’allucinante partita a calcetto con una testa umana tagliata di fresco (con tanto di violini tzigani a fare da commento sonoro al derby!).
Altro elemento interessante, tra le bizzarre crudeltà escogitate da quel talento dispettoso di Roth, è l’attenzione per la caratterizzazione psicologica dei personaggi, soprattutto i seviziatori. Di un certo impatto la scena in cui due clienti in cerca di emozioni accedono al luogo delle torture, con le sentinelle di vedetta e una musica struggente che riporta alla memoria le immagini dei lager nazisti.
E quando la volontà di sopravvivere si fa strada nella psiche sconvolta dell’unica superstite, ci rendiamo conto che niente è come sembra, perfino un apparente lieto fine può rivelarsi una conferma di quanto sia marcio il mondo in cui viviamo.
Fra curve femminili e amplessi più o meno insistiti, una nota lieta per l’indimenticabile Edwige Fenech: così radiosa e sensuale nella pudica particina che Roth ha scritto apposta per lei.
I fans del cinema bis dei tempi che furono ringraziano!