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SILENT HILL: REVELATION 3D - recensione

Titolo: SILENT HILL: REVELATION 3D
Titolo originale: Silent Hill: Revelation 3D
Regia: Michael J. Bassett
Interpreti: Adelaide Clemens, Kit Harington, Carrie-Anne Moss, Sean Bean, Radha Mitchell, Malcolm McDowell, Martin Donovan
Anno: 2012

Heather Mason è una ragazza che da tempo fa spaventosi incubi legati a Silent Hill così, alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, si dirige nella città per investigare sulla scomparsa del padre e sul motivo dei suoi incubi. Arrivata a Silent Hill, Heather scoprirà di non essere chi pensava e vivrà una terribile avventura che la minaccerà di non farla più tornare a casa trattenendola nelle buie e nebbiose strade della demoniaca città.

 

Uscito nel 2012 e seguito del film del 2006, SILENT HILL: REVELATION 3D si ispira in realtà al terzo capitolo dell’omonima serie di videogiochi.

 

A quanto pare l’intenzione di Micheal J. Basset era quella di eliminare tutti i difetti che erano stati rilevati nel primo capitolo. Su questo almeno vertevano le roboanti interviste durante la fase di pre-produzione. Maggior spazio all’azione quindi, e meno dialoghi verbosi, ma anche un maggior feeling con gli amanti del videogioco che, col senno di poi, evidentemente dovevano godere davvero di poca stima in casa Basset. Il film è infatti mediocre sotto quasi tutti i punti di vista. Pessima storia, improvvisata recitazione e scialbi riferimenti al videogioco che viene utilizzato solo come fonte d’ispirazione per le ambientazioni o poco più.

 

Eppure, nel disastro generale, qualcosa volendo si salva. La visione di SILENT HILL: REVELATION 3D è a conti fatti una specie di viaggio nel tempo a più livelli di lettura. Non solo nella trama quindi, ma anche nella sua realizzazione. Sostanzialmente sembra di assistere a un mediocre horror degli anni 80 girato con la tecnologia attuale.

 

Chi ama l'horror vintage lo sa: rraramente capita oggi di vedere qualcosa che riesca a riprodurre, nella sua bruttezza, la misteriosa e bizzarra alchimia composta da leggerezza e vacuità che era formula dei tanti horror che sbarcavano nelle sale quando andavano di moda vespe, dark e paninari. Gli stereotipi qui ci sono tutti: la ragazzina che al college è malvista dai compagni, gli incubi a cui nessuno crede, il luna park degli orrori (che comunque è anche nel videogioco) e persino l’abbigliamento dei protagonisti pare fuori moda. I nostalgici di mezza età potrebbero apprezzare.

 

I fan del videogioco invece non hanno apprezzato e le critiche sono state quasi esclusivamente negative. Mediocre e inutile anche il 3D.

 

Agghiacciante la locandina italiana.

 

 Il blu ray almeno è di buona qualità.

 

Curiosità numero 1: attenzione ai titoli di coda. C’è una scena in più.

 

Curiosità numero 2:  forse la cosa migliore del film è il finale. Nell’ultima scena infatti sono presenti due divertenti cameo. Il camionista che offre il passaggio a Heather e Vincent è Travis Grady, protagonista del sesto capitolo della saga Silent Hill: Origins. Non solo. Poco dopo percorre la strada verso Silent Hill un bus carico di carcerati, chiaro riferimento a Silent Hill: Dowunpour ottavo capitolo della saga.

 

Curiosità numero 3: il film è costato 20 milioni di dollari. 30 meno del suo predecessore.



scritto da: Francesco Cortonesi


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