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TERRORE NELLO SPAZIO - recensione

Titolo: TERRORE NELLO SPAZIO
Titolo originale: Planet Of The Vampires
Regia: Mario Bava
Interpreti: Barry Sullivan, Norma Bengell, Mario Morales, Ivan Rassimov, Stelio Candelli, Federico Boido, Evi Marandi
Anno: 1965

Tratto da un racconto di Renato Pestriniero. L'astronave Argos viene attratta da un misterioso pianeta, dove l’equipaggio rintraccia la perduta astronave Galyot di cui stavano cercando le tracce. Una forza misteriosa si impossessa però dell’equipaggio e lo costringe a scatenare irragionevoli istinti violenti. Ben presto scopriranno di non essere soli in questo tenebroso e inquietante pianeta.

Il capolavoro Sci Fi di Mario Bava, pochi mezzi, tanta inventiva e scenografie da brivido con finale beffardo. Esistono pochi esempi di fantascienza italiana ,ma quei pochi rappresentano le punte massime della cinematografia nostrana in termini di creatività e fascino scenografico. Questo anche per la teoria che in mancanza di mezzi adeguati, la proverbiale capacità di arrangiarsi di artigiani come Mario Bava, si esprime alla massima potenza.

Da questo presupposto nasce TERRORE NELLO SPAZIO. Caposaldo e raro caso di cinema europeo che, negli anni, ha ispirato pellicole d’oltreoceano come “Alien” di Ridley Scott. Utilizzando modellini di plastica, macchine per il fumo e scenografie disegnate, grazie anche all’uso sapiente di luci e giochi cromatici in tonalità blu e rosso, Mario Bava dà vita ad una storia che ingloba in sé stessa il mito del vampirismo ed i canoni della sci-fi classica (pensiamo a film come “It Came From Outer Space” o “Forbidden Planet” ) per elaborare qualcosa di nuovo, inquietante e decisamente fascinoso.

Gli amanti del vintage non potranno non adorare le splendide tute in lattice nero con cui sono vestiti gli astronauti delle navicelle Argos e Galyot, attratte da questo misterioso pianeta deserto chiamato Aura, ricoperto da pozze di liquido bollente, nebbie fluttuanti e rocce dalle forme strane.

Appena atterrati, i membri dell’equipaggio della Argos vengono assaliti da una forza misteriosa che li induce ad aggredirsi fra di loro. Durante una spedizione trovano il relitto della Galyot con tutti i suoi occupanti morti, li seppelliscono sotto tumuli di pietra, ma questi risorgono (in una sequenza veramente spettacolare), animati da una forza aliena che necessità di corpi per poter sopravvivere.

Degno di nota il ritrovamento dell’astronave di questa razza di extraterrestri giganti (le sculture che ne riproducono i cadaveri fossilizzati fanno ancor oggi la loro bella figura), realizzato con grande maestria. L’uso di suoni e luci sopperisce alla povertà di mezzi. Il finale è squisitamente originale! Soprattutto se si considera l'epoca dove l’happy ending rappresentava una ferrea regola della cinematografia comune.

Bava dimostra quindi che, in certi casi, l'inventiva basta ed avanza per realizzare un capolavoro.



scritto da: Alberto Genovese


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