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PASTO NUDO (IL) - recensione

Titolo: PASTO NUDO (IL)
Titolo originale: Naked Lunch (The)
Regia: William Burroughs
Interpreti:
Anno: 1959

Tra il 1953 e il 1957 un quarantenne americano inquieto ed eccentrico che viveva tra Messico, Inghilterra e Marocco passava il suo tempo sperimentando i più svariati tipi di droga e prendendo appunti per un’opera che aveva in mente di scrivere. L’uomo si chiamava William Burroughs e al momento aveva pubblicato un solo romanzo, Junkie (La Scimmia Sulla Schiena, 1953), una sorta di reportage sul mondo dei tossicodipendenti, scritto in modo abbastanza convenzionale.

 

Burroughs organizzò i suoi appunti nel 1959 con l’aiuto di due amici più giovani ma già affermati nel mondo delle lettere: Jack Kerouack e Allen Ginsberg. Il romanzo che così prese forma venne battuto a macchina dallo stesso Kerouack, che ne trovò anche il titolo: The Naked Lunch (Il Pasto Nudo). Ci volle poco perché diventasse un caso letterario; probabilmente in questo fu aiutato anche dalla frase con cui Ginsberg lo descrisse nella dedica del suo poema Howl: “Un romanzo sconfinato, che farà perdere a tutti la testa”.

 

Cosa c’entra tutto questo con la letteratura horror? Moltissimo. Numerosi sono gli scrittori che si sono dichiarati profondamente influenzati dallo stile e dall’immaginario di Burroughs: per la fantascienza ricordiamo James G. Ballard e William Gibson, per l’horror vanno citati almeno Alan Moore, John Shirley e Poppy Z. Brite; in genere è tutto il movimento splatterpunk che lo potrebbe collocare nel Pantheon dei propri numi ispiratori. Se i temi della mostruosità e della degenerazione del corpo umano erano già stati affrontati dalla letteratura horror (Lovecraft, ad esempio, pubblica nel 1929 “L’orrore Di Dunwich”) Burroughs è stato quello che ha spinto la sua prosa verso vette inarrivabili di violenza espressiva, fino allo sperimentalismo, non disdegnando nelle sue descrizioni la contaminazione col linguaggio medico, psichiatrico, pornografico. Alla scrittura estrema Roland Barthes dedicò nel 1971 un suo bel libro, nel quale analizzava lo stile di tre autori diversissimi tra loro, un libertino, un utopista e un mistico ("Sade, Fourier, Loyola. La scrittura come eccesso"): Burroughs è uno dei pochi che non avrebbe sfigurato come quarto… Anche perché la sua personalità, in un certo senso, ha qualcosa in comune con ognuno degli altri tre.

 

Nel cinema l’eredità dell’immaginario burroughsiano si fa sentire soprattutto nel filone del body horror: senza l’influenza delle le sue opere, probabilmente, film come The Human Centipede, Society e Tetsuo non sarebbero mai stati girati; David Cronenberg, l’esponente più di spicco di questo sottogenere, da sempre lo considera un maestro e non è un caso che nel 1991 proprio lui abbia diretto la trasposizione cinematografica de Il Pasto Nudo.

 

IL PASTO NUDO è uno strano oggetto letterario, del quale si possono dare molte interpretazioni. Non sbaglia chi lo legge come una satira al vetriolo sull’America degli anni ’50: i bersagli contro cui scaglia il suo nerissimo umorismo sono i poliziotti razzisti, gli psichiatri incompetenti e boriosi, la paranoia dei servizi segreti, il conformismo, l’omofobia. È anche una distopia fantascientifica: tra i partiti principali di Interzona ci sono i Liquefazionisti (vorrebbero riunirsi in un unico individuo fondendo assieme i loro corpi con un processo di assorbimento protoplasmico), i Divisionisti (“si tagliano pezzetti di carne e allevano identiche copie di loro stessi in gelatine da colture”) e i Trasmettitori (fanatici sostenitori del controllo telepatico). È la descrizione delle giornate di un tossicodipendente raccontate dal suo punto di vista (le visioni, “l’algebra del bisogno”, i personaggi legati al mondo del crimine, le crisi di astinenza), e questo molti anni prima di Christiane F. Noi I Ragazzi Dello Zoo Di Berlino e quasi mezzo secolo prima di Trainspotting. Chi volesse la prova definitiva che questo romanzo può essere letto anche come un horror non avrebbe che da pescare qua e là alcuni brani:

 

“Iris – mezza cinese e mezza negra – tossicomane dedita alla deidro-ossi-eroina, si fa un’iniezione ogni quindici minuti per cui si lascia contagocce ed aghi infilati in tutto il corpo. Gli aghi arrugginiscono nella pelle disseccata che, in qua e in là, è cresciuta sopra formando delle cisti lisce color verde bruno”

 

“Un Caid albino e idiota, risultato di una lunga serie di geni recessivi (piccola bocca sdentata segnata da una peluria scura, corpo di enorme granchio, artigli invece di braccia, occhi sporgenti su antenne) […]”

 

“In quel luogo di oscurità totale bocca e occhi sono un organo solo che balza innanzi per azzannare con denti trasparenti…”

 

“Una guardia in uniforme di pelle umana, giacca scura di renna con bottoni di denti gialli cariati, camicia-pullover elastica di rame indiano brunito, calzoni in adolescente nordico abbronzato, sandali in piedi callosi di giovane agricoltore malese, una sciarpa color marrone cenere annodata e infilata nella camicia”

 

“Su sgabelli coperti di satin bianco siedono dei Mugwumps nudi che succhiano sciroppi colorati e traslucidi attraverso cannucce di alabastro. I Mugwumps non hanno fegato e si nutrono esclusivamente di dolciumi. Labbra sottili color porpora coprono un becco di osso nero affilato come un rasoio col quale spesso si fanno a pezzi in risse per disputarsi i clienti. Queste creature secernono un fluido che provoca abitudine e prolunga la vita rallentando il metabolismo”.

 

Il romanzo non ha una vera e propria trama, è composto da una serie di aneddoti e scene e si può leggere anche partendo da un punto qualsiasi. Si parte con un drogato che viene inseguito dalla polizia, ci si perde in aneddoti sul mondo della droga e il suo gergo, si incontrano spacciatori, esseri mostruosi (i Mugwumps) società totalitarie e si continua tra sketch da cabaret surrealista, mutanti, scene di sesso esplicito (quasi sempre omoerotiche), impiccagioni, aneddoti legati all’antropologia e alla medicina (materie che Burroughs studiò per qualche tempo all’università, rispettivamente ad Harvard e a Vienna), frecce al curaro, chirurghi che combattono duelli a colpi di bisturi, cittadini torturati con trapani elettrici, parassiti degli organi sessuali…

 

Un romanzo senza trama è il corrispettivo letterario di quello che per la pittura è un quadro di Pollock, un’opera che non vuol rappresentare nessun oggetto reale. Se non c’è trama quello che conta è la coerenza testuale interna, il comune denominatore delle scene: quello che tiene insieme questo libro e gli dà senso è il mondo che rappresenta e il come sceglie di rappresentarlo. I riflettori di questo circo di perversioni e crudeltà puntano la loro luce malata su un pianeta in disfacimento, una società corrotta, un’umanità al più basso stato di degradazione. In uno dei processi per oscenità che colpirono il libro, Norman Mailer intervenne dicendo: “Per me questo è un semplice ritratto dell’Inferno. È esattamente l’inferno. […] in NAKED LUNCH c’è un senso della distruzione dell’anima più intenso di quello che ho trovato in qualunque altro romanzo moderno. È la visione di come l’umanità agirebbe se fosse completamente separata dall’eternità. Ciò che dà a questa visione una chiarezza da mitragliatrice è la completa mancanza di sentimentalismo”.

 

Due parole sull’ argomento principale del romanzo: le droghe. Mentre Burroughs raccoglieva gli appunti che l’avrebbero composto era soprattutto dipendente dall’eroina (finché nel 1957 a Londra seguì una cura con apomorfina per disintossicarsi). Al contrario di quello che vorrebbe un certo folklore che si è diffuso sul personaggio-Burroughs, questo libro non è un’esaltazione dell’uso delle droghe. Nel mondo infernale che IL PASTO NUDO rappresenta, la droga è una delle maggiori cause, e forse la causa principale, della degradazione dell’uomo. Analizzando i sistemi che una ipotetica società totalitaria potrebbe usare per controllare l’uomo, Burroughs non ha dubbi: proprio la dipendenza da sostanze sarebbe quello più efficace.

 

“La droga è il prodotto ideale… la mercanzia finale. Nessuna propaganda è richiesta. Il cliente striscerebbe su da una fognatura a supplicare di comprare… Il mercante di droga non vende il suo prodotto al consumatore, lui vende il consumatore al suo prodotto. Non migliora né semplifica la sua merce. Degrada e semplifica il cliente”.



scritto da: Andrea Berneschi


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