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NOTTE BUIA, NIENTE STELLE - recensione

Titolo: NOTTE BUIA, NIENTE STELLE
Titolo originale: Full Dark, No Stars
Regia: Stephen King
Interpreti:
Anno: 2010

"Sono figlio di una ragazza madre che riceveva salari più bassi e veniva trattata con sufficienza perché senza marito. Non ho mai scordato quelle ingiustizie. La mia idea è che, nel complesso, le donne se la sappiano cavare in molte più situazioni e siano più abili degli uomini a risolvere problemi”.

 

Così King rispondeva a Loredana Lipperini nell’intervista su Repubblica per l’uscita di NOTTE BUIA, NIENTE STELLE. Non sappiamo quanto peso abbiano avuto questi trascorsi familiari, ma il Re ha da sempre uno straordinario talento nel caratterizzare i suoi personaggi femminili, nel renderne credibili i dialoghi e il punto di vista. Di certo non è uno scrittore che ha delle donne una visione semplicistica o riduttiva. Dalle eroine dei suoi primi romanzi (Carrie) a quelle, indimenticabili, dei suoi lavori di più ampio respiro (Frannie Goldsmith in L’ombra Dello Scorpione, Beverly Marsh in It, Roberta Anderson in Le Creature Del Buio) fino ai romanzi più recenti (Dolores Claiborne, La storia Di Lisey), le sue opere ci offrono una ricca galleria di figure femminili, ognuna delle quali è complessa, tridimensionale, diversa dalle altre, spesso anche forte e combattiva.

NOTTE BUIA, NIENTE STELLE è composto da quattro lunghi racconti, o, se si preferisce, romanzi brevi (per intenderci, ognuno è lungo un centinaio di pagine). La formula è quella già collaudata nelle precedenti antologie Stagioni Diverse e Quattro Dopo Mezzanotte. Il tema dominante è la vendetta; la cosa che colpisce è che tre dei racconti hanno al centro della loro trama storie di donne. Donne che subiscono violenza da parte di chi non saprebbe come altrimenti “rimetterle a posto”. Donne che vengono ingannate, violentate, uccise. Donne borghesi apparentemente fragili che per vendicarsi possono trasformarsi in spietate assassine. A parte il primo racconto, che ci porta indietro negli anni ’20, il resto è ambientato ai nostri giorni, quando per indagare sul passato di qualcuno non c’è più bisogno di consultare archivi e assoldare investigatori privati, ma basta usare un motore di ricerca come Google.

Nella sua postfazione l’autore dice che queste storie sono molto “dure”, tanto che lui stesso a volte ha fatto fatica a scriverle. In realtà le situazioni che vengono raccontate non sono più “dure” di quelle che si trovano in altri suoi romanzi e racconti. Ciò che le rende inquietanti è che stavolta si tratta di storie verosimili, che potrebbero accadere e che accadono tutti i giorni. Per l’ultima, in particolare, King si è ispirato a uno specifico fatto di cronaca nera: ce lo confessa nella stessa postfazione. All’elemento soprannaturale nei racconti viene dato poco spazio, se non quello di uno spiraglio o di una metafora: si parla invece di persone ordinarie che si trovano, loro malgrado, ad affrontare circostanze straordinarie.

 

Non ci sono dubbi, comunque, che queste storie impietose, piene di tensione, appartengano di diritto al genere horror. Personaggi comuni con comuni tic e debolezze, ai quali ogni lettore può assegnare una faccia familiare, sono costretti a osservare le loro sicurezze mentre si incrinano progressivamente, finché le loro vite sono portate al punto di rottura. Una volta penetrati in dimensioni dell’esistere sconosciute, che mai avevano immaginato di dover affrontare, potranno fare affidamento solo sul loro coraggio, sulla loro capacità strategica, sulla loro coscienza. Non è scontato che per queste storie ci sia un lieto fine e il lettore le segue fino all’ultimo col fiato sospeso. La traduzione in italiano per la prima volta non è di Tullio Dobner ma di Wu Ming 1, che non fa mai rimpiangere il suo predecessore. Wu Ming 1 si è occupato anche di tradurre il romanzo 22/11/’63. Ma veniamo ai racconti, con la promessa di non fare spoiler.

1922

 

Ci troviamo in una fattoria del Nebraska nel periodo che precede la Grande Depressione: presto ci accorgiamo di non essere in un idillio bucolico, ma in un mondo cupo, sporco, degradato. La violenza striscia ovunque come un serpente e contagia al suo passaggio i legami familiari, il sesso, i rapporti tra vicini; assume le forme della speculazione economica, della sopraffazione del forte sul debole, di una religione che opprime più che redimere.
La moglie di un agricoltore vuol vendere un terreno ricevuto in eredità, ma lui si oppone: è convinto che prendere queste decisioni spetti agli uomini e che le donne farebbero meglio a non immischiarsi. Dopo alcuni litigi decide di ucciderla e di gettarne il cadavere in un pozzo. Il problema, secondo la lezione sempre attuale di Delitto E Castigo, è che pianificare un omicidio è la parte più semplice: il difficile viene quando lo si deve compiere materialmente e quando si devono affrontarne tutte le conseguenze.

 

MAXICAMIONISTA

 

Una scrittrice di gialli “rassicuranti” destinati a un pubblico di casalinghe si trova a dover fronteggiare la Violenza con la lettera maiuscola. Come ne uscirà? Se non altro, aver dedicato la maggior parte del proprio tempo alla detective fiction qualche piccolo vantaggio lo può dare. Si tratta forse del racconto più debole del libro; si risolve comunque in una sorta di coinvolgente slasher, che contiene anche riferimenti ai classici del genere.

 

LA GIUSTA ESTENSIONE

Un cinquantenne malato di cancro, Streeter, incontra per caso un venditore ambulante di nome Elvid, che si offre di guarirlo; in cambio non vuole denaro, ma qualcosa di meno consueto. Streeter deve indicargli, nella cerchia delle sue conoscenze, qualcuno che dovrà soffrire al suo posto. Essendo pratico di anagrammi Streeter capisce presto chi si nasconde dietro le sembianze del venditore. Diversamente dagli altri racconti della raccolta, questo non ha una protagonista femminile; se guardiamo bene, però, alla base del conflitto tra Streeter e la vittima che sceglie c’è stata la lotta per il possesso di una donna…  E’ un piccolo racconto immorale, molto divertente, inquietante nella sua semplicità.

 

UN BEL MATRIMONIO

Questo racconto è unanimemente considerato il migliore dei quattro. “A mio parere l’ultima novella della raccolta è, dopo Il Corpo, il racconto più bello che King abbia mai scritto”, si sbilancia il traduttore Wu Ming 1. È anche quello su cui sarebbe più facile rovinare la sorpresa al lettore. Basti dire che la vicenda inizia quando Darcy Anderson scopre cosa nasconde suo marito in garage, costretta poi a prendere coscienza di come, dietro le apparenze rassicuranti del loro matrimonio, si celi una folle realtà... UN BEL MATRIMONIO diventerà un film diretto da Peter Askin che avrà come protagonista Joan Allen (già vista, tra l’altro, in Manhunter / Frammenti Di Un Omicidio).



scritto da: Andrea Berneschi


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