
Titolo: RED LIGHTS
Titolo originale: Red Lights
Regia: Rodrigo Cortés
Interpreti: Sigourney Weaver, Robert De Niro, Cillian Murphy, Toby Jones, Joely Richardson, Elizabeth Olsen
Anno: 2012
Il sottogenere “thriller a sfondo paranormale con finale a sorpresa” è stato uno dei protagonisti dell’ultimo decennio cinematografico, grazie al successo di film come Il Sesto Senso (1999) di Shyamalan e The Prestige (2006) di Nolan. In questo filone si inserisce a pieno titolo RED LIGHTS, seconda opera americana dello spagnolo Rodrigo Cortés che fa seguito all’acclamatissimo Buried / Sepolto (2010): dopo essere riuscito nel virtuosistico intento di ambientare un film di 90 minuti nell’interno di una bara, Cortés si cimenta qui in un racconto dal taglio più classico ma dalla costruzione ugualmente tesa e ansiogena.
RED LIGHTS è la storia di due “smascheratori di medium”: la dottoressa Margareth Matheson (Sigourney Weaver) e il suo assistente Tom Buckley (Cillian Murphy), che girano l’America in lungo e in largo per sottoporre a rigorosi test scientifici coloro che affermano di possedere poteri paranormali. Solo un personaggio sembra essere immune a ogni tentativo di smascheramento: Simon Silver (Robert De Niro), il più celebre medium al mondo, che già in passato era stato oggetto di un’indagine da parte della Matheson. Adesso Silver è ritornato sulle scene dopo un lungo periodo di ritiro, proprio mentre strani e inspiegabili fenomeni cominciano ad accadere intorno ai due studiosi: è l’ennesima truffa del sedicente medium, o si tratta davvero di manifestazioni paranormali?
Il film di Cortés non è piaciuto molto né al pubblico né alla critica e il motivo è facile da intuire. Pellicole come questa devono la maggior parte della loro riuscita all’efficacia del colpo di scena finale e quello di RED LIGHTS è del tutto insoddisfacente: non tanto per la trovata in sé (comunque non irresistibile) ma per il modo hollywoodianamente banale con cui viene servita al pubblico, con tanto di riassuntino didattico ad uso degli spettatori scemi seguito da un pistolotto moralistico sull’accettazione di sé (!) che suona a dir poco fuori luogo.
E’ un peccato, perché esclusi gli ultimi dieci minuti il film funziona alla grande.
Centrato su una tematica tradizionale ma affascinante come l’opposizione tra scienza e superstizione, RED LIGHTS costruisce intorno ai protagonisti una gabbia di paura e incertezza via via sempre più pesante, come se il regista avesse trasferito la claustrofobia di Buried sul piano più astratto delle dinamiche psicologiche. A partire da uno splendido incipit che è qualitativamente l’opposto dell’epilogo, Cortés dimostra di saper padroneggiare con sicurezza una costruzione narrativa in climax ascendente, dove l’accumulo della suspense procede lento ma implacabile lungo tutto l’arco della pellicola.
All’atmosfera cupa e rarefatta del racconto contribuiscono i colori freddi della fotografia di Xavi Giménez, mentre il cast all star offre una prova complessivamente positiva: un'impeccabile Sigourney Weaver, un convincente Cillian Murphy e uno svogliato Robert De Niro, ormai condannato ad essere la parodia di sé stesso. RED LIGHTS non è un capolavoro e non farà la storia del thriller, ma è un film che per il 95% della sua (lunga) durata non mostra cedimenti sul piano della suspense e del coinvolgimento. Se amate il genere e siete disposti a chiudere un occhio sul proverbiale topolino partorito dalla montagna, difficilmente resterete delusi.