a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z 123




CELL - recensione

Titolo: CELL
Titolo originale: Cell
Regia: Stephen King
Interpreti:
Anno: 2006

È una splendida giornata a Boston e Clayton Riddell ha tutte le sue buone ragioni per godersela. Da sempre aspirante autore di fumetti, proprio oggi è riuscito a vendere alcuni suoi lavori a una casa editrice. Pregustando il momento in cui festeggerà l’evento assieme alla sua famiglia, si ferma a comprare un gelato.

 

Basta però un attimo perché la bella giornata si trasformi in un caos infernale: urla improvvise che provengono da un parco poco distante, auto che vanno fuori strada; prima una vecchia signora e due ragazzine, poi un uomo d’affari, poi un numero sempre più alto di passanti perdono il lume dell’intelletto e iniziano a comportarsi come bestie feroci. Cosa è successo?

 

Chi non è stato contagiato da quello che sarà conosciuto come “l’Impulso”, mentre cerca un rifugio nel caos che si è creato, penserà ad un attentato terroristico, ma questa ipotesi si rivelerà presto infondata. Clayton ha un’illuminazione destinata a salvargli la vita: l’ultima azione che ha visto fare a chi ha perso la ragione è stata quella di portare all’orecchio il telefonino…

 

I romanzi ambientati in scenari post-apocalittici spesso iniziano presentandoci i personaggi prima del grande cambiamento, ne tracciano le psicologie in una situazione di normalità e poi li seguono mentre il mondo intorno a loro si trasforma in modo irreversibile. Qui invece vediamo tutto in presa diretta, senza flashback e digressioni: la normalità si sfalda in un attimo davanti ai nostri occhi, già nel secondo capitolo.

 

Per rendere conto della simultaneità degli eventi che accompagnano l’esplodere del caos, King si impegna in quello che in un film sarebbe un rallenty, tra persone che piovono dalle finestre degli alberghi, mezzi che sbandano e pazzi che assaltano ignari cittadini mordendoli alla gola.

 

Dopo questo momento iniziale di densa follia condensata, il motore del romanzo aumenta di giri e continua a correre benissimo, fino alla fine, trascinando il lettore per la strada in discesa della suspense. Gli amanti del genere non potranno non appassionarsi alla lotta per la sopravvivenza a cui sono costretti i personaggi di CELL, originali e semplici allo stesso tempo, tratteggiati con linee nette e all’insegna della credibilità: oltre a Clayton bisogna menzionare almeno Tom (un omosessuale di mezz’età amante dei gatti, ultima incarnazione dell’uomo medio americano), Alice (una ragazzina angosciata e combattiva), Charles Ardai (un preside postsessantottino, finalmente un “duro”, non la classica caricatura buonista di intellettuale), il suo allievo Jordan e il taciturno Ray, un ruspista, probabilmente una delle più belle rappresentazioni di “working class hero” offerta dalla letteratura dell’ultimo decennio.

 

Stephen King dimostra di saper reinterpretare lo scenario classico della fine del mondo (oltre a La Notte Dei Morti Viventi e al romanzo Io Sono Leggenda, ci sono riferimenti anche ai suoi L’Ombra Dello Scorpione e La Nebbia) con grande originalità. Non cambia gli ingredienti principali, sa benissimo come miscelarli e farli funzionare: il viaggio di ritorno del protagonista alla ricerca di moglie e figlio, i “salvati” che si riuniscono e ristabiliscono un modello di comunità, gli scontri tra questi e i “contaminati”, i messaggi che manda il leader nemico.

 

Non ha bisogno neanche di effetti speciali ed eccessive truculenze: non abbiamo davanti orde di zombie dalle carni in disfacimento o vampiri fotofobici o ipercinetici sanguinari malati di rabbia. Questa volta (e qui sta la vera novità) non sono i corpi ad essere mostruosi, ma le menti. I “contaminati” sono gusci umani che il misterioso segnale telefonico ha privato della loro individualità: dapprima cadono in preda ai loro peggiori istinti aggressivi, poi iniziano ad organizzarsi fino a riunirsi in immensi gruppi, dotati di una sorta di “mente collettiva”.

 

Forse dietro l’idea di un’invasione di zombie c’è da sempre, in qualche modo, la paura della società di massa, del conformismo, della spersonalizzazione: King (che qui fa davvero centro) rinnova questa immagine restando fedele al suo nucleo originario e ce la restituisce aggiornata, forse addirittura migliorata. La sua penna ci regala uno scenario da incubo, più cupo e pessimista di quello de L’ombra Dello Scorpione, senza nessun elemento soprannaturale o slancio di fiducia nella natura umana che possa gettarvi uno spiraglio di luce. Si può sfuggire alla superinfluenza e a Randall Flagg, ma come si può pensare di combattere una folla di corpi umani dotati di un’unica mente potentissima che sa leggere nel pensiero e può condizionare psichicamente, fino a spingere al suicidio?

 

Il Re è ancora in forma; sbaglierà un libro ogni tanto, avrà i suoi alti e bassi, ma questo romanzo del 2006 basterebbe da solo a confermare, in pieno, la sua vitalità di narratore.



scritto da: Andrea Berneschi


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