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TRILOGIA DEL TERRORE - recensione

Titolo: TRILOGIA DEL TERRORE
Titolo originale: Trilogy Of Terror
Regia: Dan Curtis
Interpreti: Karen Black, Robert Burton, John Karlin, James Storm, George Gaynes, Tracy Curtis
Anno: 1975

TRILOGIA DEL TERRORE è un film per la televisione che è diventato un cult, almeno presso il pubblico statunitense. Suddiviso in tre episodi, doveva essere il pilot di una serie televisiva che non vide mai la luce. I nomi chiave dell’operazione sono tre: il regista Dan Curtis, noto soprattutto per la serie Dark Shadows e per il film Ballata Macabra; l’attrice Karen Black, protagonista di tutti e tre gli episodi e il soggettista Richard Matheson, venerato maestro della letteratura orrorifica.

 

Il primo segmento, Julie, è la storia di una dimessa insegnante di letteratura che subisce ricatti a sfondo sessuale da parte di un allievo. Nel secondo, “Millicent e Therese”, assistiamo all’odio morboso tra due gemelle dai caratteri opposti, una puritana e l’altra disinibita. Il terzo, “Amelia”, è incentrato su una diabolica statuetta di legno (un feticcio Zuni) che si anima e si accanisce contro la protagonista.

 

E’ proprio a questo terzo episodio, l’unico di cui Matheson scrisse anche la sceneggiatura, che TRILOGIA DEL TERRORE deve tutta la sua fama, grazie ad un ghignante mostriciattolo armato di coltello che è entrato nella memoria collettiva, variamente citato e omaggiato (anche dai Simpson in uno special di Halloween) nonché progenitore ideale di tutte le bambole assassine del cinema.

 

Per il resto, TRILOGIA DEL TERRORE è il tipico esempio di cult invecchiato male. Rivisto oggi, non fa paura e non suscita nemmeno grande interesse, tanto da sfigurare rispetto ai classici portmanteau inglesi della Amicus o a esperimenti italiani come I Tre Volti Della Paura di Mario Bava: colpa di storie eccessivamente risapute, tutte centrate sullo stesso prevedibile meccanismo di ribaltamento dove la Black, apparente vittima remissiva, nel finale svela una perversa anima di “carnefice”.

 

Se la performance dell’attrice risulta sufficientemente camaleontica da reggere il gioco, lo stesso non si può dire della regia di Curtis, davvero troppo monocorde per sopperire alla generale mancanza di guizzi. Unica parziale eccezione è il terzo episodio, dove su una struttura elementare (unità di tempo e di luogo, un solo personaggio) il regista riesce a costruire una bella atmosfera di tensione e claustrofobia.

 

TRILOGIA DEL TERRORE resta tutto sommato un must per gli appassionati grazie all’episodio “Amelia” e a un mostriciattolo che ha fatto la storia del genere. Gli altri girino pure al largo: la ricca tradizione dell’horror a episodi offre davvero alternative migliori.



scritto da: Jacopo Rossi


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