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DIARIO DI JULIUS RODMAN (IL) - recensione

Titolo: DIARIO DI JULIUS RODMAN (IL)
Titolo originale: The Journal of Julius Rodman
Autore: Edgar Allan Poe
Anno: 1840

Avevo spesso pensato di fare qualche caccia sul Missouri, per cui decisi di condurre una spedizione lungo quel fiume e procurarmi così delle pellicce che avrei potuto vendere sulla Petite Côte agli agenti della North West Fur Company.




Il diario di Julius Rodman è il secondo e ultimo romanzo di Edgar Allan Poe, un capolavoro narrato sotto forma di diario che rimane inspiegabilmente incompiuto.
La storia segue le orme del classico viaggio d’avventura: un gruppo di mercanti di pellicce percorre il corso del Missouri affrontando minacce ed episodi di crescente orrore, dall’incontro con animali selvatici agli impedimenti di natura geografica, alla guerriglia con indigeni ostili nei confronti degli stranieri (riconducibili agli abitanti dello Tsalal ne Le avventure di Gordon Pym).
Proprio dopo uno dei tanti scontri, una battaglia contro due orsi, il romanzo termina improvvisamente, lasciando il lettore dinanzi a un dubbio: Poe l'ha interrotto per effetto della morte improvvisa oppure è rimasto incompiuto per precisa volontà dello scrittore?





Nel romanzo si ritrovano molti elementi legati alla prosa di Poe: la prolissità nella descrizione di alcuni paesaggi, l’allegoria, personaggi perlopiù malvagi che compaiono anche in altre opere, il legame quasi fraterno che coinvolge alcuni membri della spedizione.

Nonostante l’opera non emerga fra quelle più famose dell’autore essa non ha nulla da invidiare alle altre, poiché è in grado di calamitare il lettore verso le vicende di un gruppo di avventurieri, senza mai farlo cadere nella noia.
Un ulteriore elemento di forte interesse è dato dal fatto che quest'opera è una delle prime in cui il genere dell’avventura sembra abbracciare in sinergia quello dell’orrore.



scritto da: Antonio Pilato


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