ALESSANDRO GIROLA: intervista gennaio 2021

Milanese, classe 1975, Alessandro Girola è un blogger, un esperto di social marketing, ma anche e soprattutto un ottimo scrittore di genere. È stato tra i primi in Italia a scegliere l'editoria indie e a dare l'esempio a molti che hanno deciso di seguire questa strada. Scrive di diversi generi, dai thriller all’ucronico, dall’horror al fantasy storico. Tra le sue opere più vendute ci sono Grexit Apocalypse, Milano Tsunami, Cieli Porpora e il saggio Scrivi Troppo!
[intervista a cura di Andrea Berneschi]
Ciao Alessandro e benvenuto su Filmhorror.com.
Ci troviamo all'inizio di un nuovo anno, ancora tutto da scoprire; il 2020 rimarrà nella nostra memoria come uno dei peggiori degli ultimi decenni. Il Covid-19 ha messo tutti in forte difficoltà da vari punti di vista, e non è ancora finita. Quali sono state le tue prime reazioni alla notizia della diffusione del virus? Quali strategie hai adottato in seguito? Insomma: come si affronta una pandemia?
Ciao e grazie mille per l'invito a questa interessante chiacchierata. Trovo anch'io inevitabile cominciare dalla pandemia. Procedendo con ordine: la mia primissima reazione, quando a fine febbraio si è iniziato a parlare di pandemia anche in Italia, è stata di scetticismo. Sì, ammetto di aver fatto parte di quella categoria che riteneva impossibile che qualcosa del genere potesse accadere anche qui. Ero al corrente dell'avviso pandemico dell'OMS, lanciato più di dieci anni fa, ma in cuor mio ho sempre pensato che certe cose sarebbero rimaste confinate all'Asia. Una valutazione sciocca, ovviamente, considerando il mondo globalizzato che porta a spasso i virus con aerei e navi, senza limitazioni geografiche. Superata questa fase di scetticismo ho capito che le cose si stavano facendo serie dal momento in cui il nostro governo ha iniziato col "consigliare" agli anziani a non uscire di casa. Nessun esecutivo si prenderebbe una tale responsabilità, se le cose non fossero già gravi. Da quel momento in poi sono entrato in modalità "survivalista". Non sono un epidemiologo, ma aver visto, letto e scritto molte cose a tema epidemico mi ha senz'altro aiutato a capire a grandi linee come comportarmi. Per prima cosa ho ordinato delle mascherine. Le allora introvabili FFP2, proprio dalla Cina. Poi mi sono praticamente chiuso in casa, complice il fatto di essere già per buona parte in smart working. Febbraio, marzo e aprile sono stati mesi molto duri, soprattutto psicologicamente. Limitare i contatti è sempre la prima strategia in caso di epidemia/pandemia, e questo ho cercato di fare.
Ti confesso che il 2020 ha cambiato il mio punto di vista sul paese in cui viviamo. Ero sicuro che in una situazione di crisi le forze reazionarie e diciamo "nostalgiche" avrebbero preso il sopravvento: non dico che mi aspettavo un colpo di stato, ma manifestazioni violente, una svolta autoritaria, forse l'uscita dall'Unione Europea... non è successo; ci sono state le pagliacciate dei "gilet arancioni" e di pochi altri gruppuscoli, ma la democrazia ha retto. Evidentemente in Italia la società civile è migliore della politica. Non mi aspettavo invece di vedere per strada e nei negozi decine di idioti orgogliosi di portare la mascherina abbassata, che se ne fregano della salute degli altri. Poco organizzati ma molto pericolosi, anche per se stessi. Tu come immaginavi gli italiani alle prese con un evento di questa portata, visto finora solo nei film sci-fi?
Io credo che anni di disinformazione, di negazione della scienza in virtù della pseudoscienza, abbiano formato un popolo ignorante. Gente che crede che la verità sia quella enunciata da "ProfetadiRete78", su un canale YouTube che parla di terrapiattismo, urinoterapia e rettiliani. Persone pronte a credere che chiunque occupi una posizione di responsabilità sia parte di un complotto per fare del male al prossimo. Ovviamente c'è una responsabilità politica in tutto questo. Da una parte gli estremi (estrema destra ma anche i rimasugli di estrema sinistra) hanno soffiato forte sul fuoco del populismo, alimentando la sfiducia nelle istituzioni. Dall'altra parte abbiamo i partiti "di sistema", troppo immobili nel loro operato. Il paese ha bisogno di modernizzazione e di investimenti. C'è bisogno che la gente percepisca un movimento verso il futuro, un ritorno verso problematiche reali. Chi parla più di lavoro? Chi, prima della pandemia, denunciava la necessità di una riforma sanitaria? Quindi la reazione di molta gente è quella di dar voce alla rabbia.
Io sinceramente non mi immaginavo, non nell'immediato, reazioni isteriche di piazza. In fondo siamo ancora un paese benestante (non so per quanto) e la maggioranza delle persone non vuole perdere questo status quo. Mi piace anche pensare che, nel momento del bisogno, tanti miei concittadini riescano a trovare un senso di responsabilità e di coesione. Temo invece che le reazioni "di piazza", quelle viste in tanti film dei generi che piacciono a noi, arriveranno in futuro, se non ci sarà una risposta più decisa ai problemi pandemici e post-pandemici. Per evitare tutto ciò bisognerebbe fare fronte comune, affrontare problemi reali, non arroccarsi su posizioni ideologiche. Però, ehi, siamo italiani...
Cambiamo argomento. Sei uno scrittore ad altissima produttività. Più o meno una volta al mese troviamo sugli store digitali un tuo nuovo ebook, e si tratta sempre di storie originali, divertenti, ben scritte. La domanda è: come fai? Quante ore al giorno passi a scrivere? Hai un piano giornaliero?
Grazie per i complimenti! Sicuramente scrivo molto. Da quando sono in smart working (da prima della pandemia, anche se non in modalità tanto massiccia) ho più ore per farlo. Senza dover più prendere treni e metropolitane riesco a guadagnare tempo da dedicare alla scrittura. Generalmente ho due sessioni quotidiane: al mattino (indicativamente dalle 11 a mezzogiorno, lavoro permettendo) e dalle 17 alle 19. Sabato e domenica scrivo di più. Ci sono poi fattori che migliorano queste prestazioni. Da quando sono tornato un "allegro" quarantacinquenne single ho molta meno vita sociale. La pandemia ha completato il cerchio, trasformandomi in uno scrittore a tempo pieno. Praticamente ho due lavori, anche se la scrittura frutta relativamente pochi quattrini.
Cosa fai nel tempo libero per ricaricare le energie?
Un tempo, nel mondo di prima, viaggiavo. Tre o quattro volte all'anno mi concedevo dei weekend in qualche città europea. Ottimo svago ma anche un metodo eccezionale per avere nuovi input creativi. Non c'è nulla di meglio che avere la mente libera di percepire una quotidianità diversa dalla tua. Ok visitare monumenti e musei, ma a me piace molto osservare la vita comune in una città che non è la mia. Negozietti, bar, vie, pubblicità, usanze, vestiario. Tutti dettagli che arricchiscono la mia conoscenza del mondo. Spero di tornare presto a farlo.
A livello più quotidiano mi piace leggere, seguire il calcio, fare attività fisica (nulla di eccezionale: camminate e cyclette). Inoltre adoro il mio lavoro sui social, quindi capita spesso che mi occupi di qualche attività che ha a che fare con questo mondo, anche quando non si tratta di progetti su commissione. Credo che qualcuno potrebbe definirmi un workalcholic :)
Una cosa che mi manca molto è passeggiare in montagna. Spero di poterlo fare dalla primavera, pandemia permettendo.
Sei un grande fan dei film horror? Puoi consigliarci qualche bel film da vedere?
Sì, l'horror è sempre stato un mio genere di riferimento. Ultimamente l'ho perso un po' di vista perché sta diventando troppo "demagogico", se mi passi il termine. Sono favorevole ai film che si fanno (anche) portatori di un messaggio, ma non mi piace la tendenza di costruire storie posticce attorno al messaggio stesso. Credo che un regista (così come uno scrittore) debba avere la libertà di esprimersi senza rispondere a codici etici dettati dall'alto, o da movimenti popolari. Inoltre penso che la storia debba essere sempre centrale, soprattutto in un genere come l'horror. Abbiamo (mi ci metto dentro anch'io) prima di tutto la necessità di intrattenere il pubblico, a volte mettendoci anche elementi che qualcuno potrebbe percepire come scorretti. Altrimenti che horror è? Prolissità a parte, posso dirti alcuni titoli che ho particolarmente apprezzato in questi ultimi mesi. Il colore venuto dallo spazio, una delle più interessanti trasposizioni delle tematiche lovecraftiane. Kingdom, la serie TV coreana sugli zombie, ambientata nel (loro) medioevo. The Nun, di Corin Hardy, che mi ha sorpreso per le atmosfere ma soprattutto per l'ambientazione. Cito poi due gioiellini grezzi (entrambi nel catalogo di Prime Video), che magari a molti sono sfuggiti: Radius e La notte ha divorato il mondo. Più tutti i grandi classici, ovviamente. Ultimamente ho rivisto Nosferatu - il principe della notte, su Prime Video. Parlo del remake con Kinski, che non vedevo da almeno vent'anni. Onirico e imperfetto, ma comunque un film che ha delle suggestioni importanti.
Tra gli autori letterari che hanno contribuito alla tua formazione o a cui ti senti legato, c'è qualcuno che non è conosciuto dal pubblico italiano come meriterebbe?
Fino a qualche mese fa avrei risposto d'istinto Brian Keene, ma ora la Independent Legions Publishing sta pubblicando alcuni dei suoi romanzi anche in italiano. Un'iniziativa ottima, che riguarda un autore che ritengo magistrale sia per lo stile (asciutto, come piace a me) che per le storie che propone.
Ci sono poi diversi autori, anche non recenti, che in Italia sono stati proposti solo per un volume o due, salvo poi venire dimenticati. Purtroppo è un vizio della nostra editoria: tradurre e pubblicare solo delle mezze saghe (sì, ho detto saghe, non fraintendere!), lasciando l'opera incompiuta. Capitava anche con l'ottima Fantacollana Nord dei tempi d'oro, figuriamoci. Ancora: ci sono autori che non vengono ristampati in Italia da anni. Recentemente sul mio canale YouTube ho parlato della saga del Principe Rapito (Dark Borders, nel suo titolo originale), di Paul Edwin Zimmer. Una saga dark fantasy che piacerebbe molto anche agli appassionati horror, ma che non viene più ristampata in Italia dagli anni '90. O ancora: io non sono un assiduo lettore di fantascienza (a eccezione di distopie e ucronie), eppure so che molti validissimi autori di questo genere non sono mai arrivati a una pubblicazione nel nostro paese. Però vedo un bel movimento nell'editoria italiana. Forse avremo delle sorprese, in questo 2021.
Oltre agli autori letterari, sei o sei stato appassionato di fumetti? Quali serie o testate segui o seguivi? Hai mai pensato di sceneggiare fumetti, ad esempio per la Bonelli?
Ora leggo molti meno fumetti, ma per anni e anni sono stato un vero appassionato. Tornando indietro nel tempo posso citarti il mio grande amore per diverse testate bonelliane, come Dylan Dog, Mister No, Nathan Never e (più recentemente) Dampyr. Ora le ho abbandonate tutte, anche se ogni tanto compro ancora gli albi autoconclusivi de Le Storie (collana che, ahimè, sta per chiudere). Ho poi letto molte saghe Marvel, soprattutto tra gli anni '90 e i primi 2000. Mi piacciono i supereroi narrati in un contesto realistico, come per esempio gli Ultimates (sempre della Marvel).
Sono poi un grande fan di Mike Mignola. Leggo tutt'oggi Hellboy e le storie del BPRD, ma anche tante altre sue testate riconducibili al grande Mike, come per esempio la saga di Baltimore.
Infine ti devo dire che non ho mai pensato di sceneggiare fumetti. In un lontano passato mi era stato proposto di trasformare una mia saga dieselpunk in un fumetto, ma non c'erano le basi economiche per realizzare un progetto del genere.
Quali consigli fondamentali daresti a un autore alle prime armi? Quali sono gli errori che deve evitare chi si affaccia sulla "scena" del fantastico italiano?
Partiamo dal presupposto che con gli errori si impara. Ho sbattuto il muso diverse volte su dure realtà, per poi sviluppare un mio senso dell'orientamento che mi consente ora di muovermi con maggiore dimestichezza nel settore dell'editoria e della scrittura del fantastico.
Ci sono tuttavia degli errori che possiamo evitare fin da principio. Per esempio non occorre utilizzare una comunicazione aggressiva o grondante di sarcasmo. I guru del web dicono che "fa figo", che attira il pubblico, sempre alla ricerca di un ring virtuale che offra scontri, flame, polemiche. Attenzione però: se nasci come polemista avrai molte attenzioni, ma verrai anche odiato. Ogni tuo sbaglio verrà sottolineato e messo alla gogna. Inoltre giocare questo ruolo è molto stressante. Meglio essere gentili. Il che non vuol dire leccare il c*lo a destra e a manca, sperando che qualche autore importante o qualche editore ti dia spazio e visibilità. No, occorre essere educati ma professionali (anche se, in fin dei conti, iniziamo tutti dall'essere dei dilettanti). Inoltre un esordiente (o un aspirante scrittore - termine che personalmente odio) non dovrebbe essere troppo egocentrico. Non deve parlare solo di se stesso e di ciò che scrive. Deve rendersi conto di essere un signor nessuno. Mostri piuttosto qual è il suo background, cosa lo ispira, quali libri, film, fumetti ama. Vedo molti sbarbati che si propongono già come se fossero dei doni degli Dei all'umanità. Sorpresa! Non è così.
Tra i manuali che hai scritto c'è "Scrivi troppo! Manifesto contro la visione romantica della scrittura". Cosa intendi con "romantica"?
Con l'espressione "visione romantica" intendo quel modo di interpretare la scrittura come una passione struggente, atta unicamente a esorcizzare i nostri demoni interiori, nonché da esercitare a titolo gratuito, perché "l'importante è farsi leggere" (cit.)
Io credo invece che la scrittura possa e debba essere anche divertimento, intrattenimento, senza nulla togliere alla letteratura elevata. Credo inoltre che la scrittura, come tutte le forme creative, debba avere un tornaconto. Un artista che si guadagna da vivere con la propria arte si può dedicare interamente a essa, migliorandola. Credo infine che scrivere sia un lavoro, non un passatempo. I "romantici" della scrittura troppo spesso lasciano intendere l'esatto opposto.
Hai pubblicato anche altri interessanti manuali (ricordo "Twitter per creativi e comunicatori") e realizzato video sul tuo canale youtube (link) con l'intenzione di offrire delle "lezioni di marketing per scrittori". Chi scrive, oggi, deve necessariamente occuparsi anche di questo aspetto?
Purtroppo sì. Non deve necessariamente diventare un esperto di social marketing, ma deve conoscere almeno le basi. Cosa pubblicare e cosa no. Quali social utilizzare, ovvero scoprire la piattaforma (Instagram, Facebook, Twitter etc) che si adatta meglio al carattere di ciascuno di noi. Deve avere un minimo di interazione coi colleghi, il che avviene principalmente proprio sui social. Oramai anche gli editori lasciano sempre più spesso i loro autori ad arrangiarsi con la promozione di libri ed ebook. Non è bello né professionale, ma è così. Quindi ci vuole un minimo di dimestichezza col mondo del marketing. Oppure ci si può rivolgere a un professionista di settore, ma qui siamo al classico caso del cane che si morde la coda. Nel settore editoria/scrittura girano pochi soldi, perciò è difficile ingaggiare degli esperi e/o investire grandi cifre in efficaci campagne di marketing.
Cosa vuol dire essere un autore "indie"?
Il mondo dell'editoria indie è uno step intermedio tra self publishing ed editoria tradizionale. L'autore indie non ha (né cerca) un editore come intermediario, bensì si pubblica da solo. I suoi testi passano però dalle mani di un editor professionista. Dispone inoltre dei servizi di un grafico, di uno o più beta-reader, e di un consulente di marketing. A me capita di vendere qualche racconto a delle case editrici, ma sono fermamente convinto della mia scelta personale, ovvero quella di essere un indie. Spero che questa classificazione che ho appena fatto venga rapidamente assimilata da chiunque si occupi di libri (anche dai semplici lettori). Il self publishing è un settore ampiamente compromesso. La marea di materiale scadente (zero editing, zero cura della storia e della forma) è oramai inarrestabile, senza contare chi sfalsa qualunque classifica con recensioni false comprate un tanto al chilogramma. Ecco, mi piacerebbe far capire a quante più persone possibili che l'autore indie è un'altra cosa. O almeno ci prova.
Veniamo all'ultima domanda. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Presto uscirà il mio nuovo romanzo, Astrea. Si tratta di un dark fantasy ambientato a Mondo Delta, già noto ai miei lettori più fedeli. Lo definisco dark fantasy per comodità, ma in realtà assomiglia più a un planetary romance, a metà tra gli scenari di Planescape (chi ha giocato a Dungeons and Dragons sa a cosa mi riferisco) e le suggestioni dell'Inferno dantesco. Ho anche pronta una novelette che segna un ritorno a una mia vecchia tematica: guerra e orrore. Questa volta è una storia che si colloca in Alta Valtellina, negli ultimi giorni della Repubblica di Salò, con un robusto elemento fantastico a condire il tutto.
Sto poi tentando di condividere quanto ho imparato su scrittura e marketing in tutti questi anni. Lo faccio soprattutto su Instagram e YouTube, che ritengo strumenti più adeguati del blog, per parlare di certe cose. Pare che l'argomento interessi a molti. Vediamo come va ;)