Drive In
DISTRUGGETE FRANKENSTEIN!PERCHÉ IL DIO FENICIO CONTINUA AD UCCIDERE?PIANETA ERRANTE (IL)A TUTTE LE AUTO DELLA POLIZIA...SUNSHINEESSI VIVONORADIAZIONI BX: DISTRUZIONE UOMOSATURN 3VIAGGIATORI DEL TEMPOALLELUIATO SIR, WITH LOVELIFE AFTER BETHCON GLI OCCHI DELL'ASSASSINOTENEBRECREEP / IL CHIRURGOSPETTRO (LO)


Quinto Potere
REVENANTS (LES)AI CONFINI DELLA REALTA'DEXTERESP


Enoch
TUTTE LE STORIE DI FRAKENSTEINI SOGNI DEL DIAVOLO: SPLATTERPUNK GLORYDIARIO DI JULIUS RODMAN (IL)CATENE DI EYMERICH (LE)


Underground
RISVEGLIHALLWAYE.N.D.LOST IN FOREST


THE BODY SNATCHER - rubrica di Andrea Gibertoni. Oggi parliamo di "Maniac"!

È il 1994 quando sulla scrivania del giornalista Francesco Luna del quotidiano milanese Il Giorno arriva un misterioso pacco.

Al suo interno ci sono una videocassetta VHS e un malloppo di pagine dattiloscritte intitolato Maniac: il sentiero non battuto. In questo dossier dettagliatissimo viene illustrata una teoria per certi versi molto audace e rivoluzionaria, ma senza dubbio assai ricca di particolari - fino a quel momento passati pressoché inosservati - sugli omicidi compiuti da colui che, a ragione, verrà definito “l’unico serial killer capace di rivaleggiare con la figura del leggendario Jack The Ripper”. Stiamo parlando, ovviamente,  del Mostro di Firenze

 

 

Il materiale è stato redatto minuziosamente da tal De Gothia, evidentemente uno pseudonimo, il quale basa tutto il proprio lavoro su un legame molto forte che egli avrebbe riscontrato tra “l’assassino delle coppiette” e il cinema horror, in particolare in un film.

Il film in questione si intitola Maniac, e si tratta di un brutale slasher a bassissimo costo prodotto in Usa nel 1980 e arrivato nelle sale italiane (seppur per pochissimo tempo) proprio nei giorni in cui nei dintorni del capoluogo toscano vennero massacrati dei poveri ragazzi colpevoli solamente di volersi scambiare effusioni nei luoghi sbagliati.

 

 

Ma per capire meglio il tutto occorre scendere in modo più approfondito nei dettagli. Chi scrive è un “mostrologo” dilettante, appartiene ovvero a quella categoria di persone che – a tempo perso – si dedicano allo studio del caso del serial killer fiorentino e che da diversi anni (27 nel mio caso) leggono e ascoltano tutto lo scibile possibile ed immaginabile che è stato prodotto, negli anni, su questo caso che – ricordiamolo – nonostante veda dei colpevoli “di facciata”, è ben lontano dall’essere risolto. Di conseguenza mi scuso fin d’ora se qualche passaggio dovesse risultare troppo oscuro ai più; il mio piccolo suggerimento è di procurarvi uno dei libri che raccontano gli sviluppi di questa scia di sangue che ha segnato la storia italiana degli ultimi 40 anni (ve ne sono di ottimi e di scadenti ovviamente) per innanzitutto farvi una vostra idea e poter poi, in ultimissima battuta, capire meglio anche questo mio modesto articolo.

 


E veniamo così a De Gothia e alla sua teoria sul “sentiero non battuto”, e cioè il film Maniac.

Siamo gli albori degli anni ottanta e nel nostro Paese impazzano le prime emittenti private, perlopiù a livello strettamente locale. Queste televisioni, il cui palinsesto era basato principalmente su pellicole che di solito non si vedevano sui canali nazionali (porno inclusi), per sopravvivere erano votate a massicce forme di pubblicità. Oltre ai soliti spot di detersivi o del concessionario locale, infatti, queste reti erano ben contente di affittare i propri spazi ad agenzie come “Anicaflash” che, chi come il sottoscritto ha qualche anno sul groppone ricorderà bene, proponeva la rubrica “Andiamo al cinema”, la quale  in pochi minuti mostrava, a rotazione, i trailer dei film in programmazione in quel momento nelle sale.

De Gothia, facendo in parte ricorso ai propri ricordi personali, ma soprattutto grazie a un lavoro pazzesco di ricerca, riesce a risalire ai trailer di Maniac mandati in onda a ripetizione su alcune emittenti private toscane nella tarda primavera del 1981 e, in seguito, ai film proiettati nei cinema di Firenze alla fine di ottobre dello stesso anno.

 

 

Ma cosa c’entra questo con Il Mostro? C’entra eccome perché intanto bisogna dire che, seppur la serie degli omicidi sia iniziata ufficialmente nel 1968 (anche questa tesi è oggetto di forti discussioni; per altri, e io appartengo a questi ultimi, i delitti del Mostro avrebbero inizio solo col duplice delitto di Borgo San Lorenzo del 1974), fino al 1981 Firenze – e l’Italia – non avevano neppure idea che vi potesse essere un serial killer in azione.

È solo dopo gli assassinii con raccapriccianti modalità del 6 giugno e del 22 ottobre 1981, che ci si rende conto di aver a che fare con qualcuno dalla personalità estremamente disturbata che prova piacere a massacrare e a mutilare giovani coppie sorprendendole nei momenti di maggiore intimità.

E qui sta l’asso nella manica di De Gothia: con un impegno e una dedizione a dir poco ammirevoli riesce a viaggiare indietro nel tempo e a scoprire che il trailer di Maniac venne programmato in modo ancora più frequente proprio nelle settimane immediatamente precedenti al duplice delitto delle colline di Roveta del 6 giugno 1981 e che arrivò nei cinema di Firenze addirittura alla vigilia di quello di Calenzano del successivo 22 ottobre.

Quindi,  conclude il buon De Gothia, è probabile che il Mostro abbia visto non solo il trailer, ma abbia anche assistito alla proiezione di questo particolare film horror e che tutto ciò possa aver avuto un impatto devastante sulla propria psiche, già malata di suo.

Ma di cosa parla questo Maniac? Andiamo ad analizzarlo brevemente.

 

 

È la storia di Frank Zito, un uomo di mezza età che in seguito a pesanti traumi infantili subiti a causa di maltrattamenti e abusi da parte della madre, ha grandi difficoltà a relazionarsi in modo normale con l’universo femminile.

Egli infatti, che vive in uno squallido e degradato monolocale di New York, ha sviluppato una grave forma di delirio paranoide che lo porta a battere nottetempo le zone nelle quali sono solite appartarsi le coppie di fidanzati per poi aggredirle.

E qui sta la prima analogia significativa col serial killer della provincia fiorentina: Frank Zito si disinteressa completamente degli uomini, i quali vengono visti solamente come ostacoli fastidiosi e per questo eliminati il più rapidamente possibile. La sua attenzione - morbosa e malata - è tutta rivolta alle ragazze, le quali prima vengono uccise, non senza prima averle condotte a profondi livelli di terrore, e poi private dello scalpo per mezzo di un affilatissimo cutter.

Il cuoio capelluto delle povere vittime perciò, viene prelevato dal maniaco e portato nel proprio loft, dove viene custodito come una preziosa reliquia e che Frank utilizza per “addobbare” la propria collezione di manichini femminili con i quali dialoga di frequente.

A questo punto è molto facile, per chiunque conosca anche solo marginalmente il modus operandi del Mostro di Firenze, cogliere un’altra importante similitudine ovvero il desiderio di “portare via” parti delle proprie vittime per mezzo di tragiche escissioni.

Una terza e – secondo De Gothia – pesantissima analogia, sarebbe nella nota scena “del ponte di Verrazzano”, nella quale due ragazzi che amoreggiano in auto dopo una notte trascorsa in discoteca (è anche questa potrebbe essere l’ennesima lampadina che si accende nella testa dei “mostrologi”) vengono aggrediti e uccisi in modo assai brutale e piuttosto simile, per certi versi, al duplice omicidio di Calenzano; non ultima risulterebbe impressionante la somiglianza fisica tra il ragazzo (interpretato tra l’altro da un giovane Tom Savini) e la vittima maschile della mattanza del 22 ottobre 1981.

 


Frank Zito passa così da un omicidio all’altro e con una ferocia sempre maggiore, fino a che non fa la conoscenza con Anna (la bella Caroline Munro, attrice di genere piuttosto in voga negli anni 70 e che è apparsa anche in alcuni film di Luigi Cozzi), una fotografa con la quale pare esserci una sintonia particolare e grazie alla quale il nostro Frank parrebbe iniziare a redimersi. Non essendo però un film sentimentale bensì un cruento horror, non è difficile capire il perché dell’uso del condizionale.

 


Maniac non è un’opera per palati fini e, oltre a una trama che non raggiunge certo sconvolgenti vette di originalità, il giudizio finale potrebbe essere influenzato da un budget ridotto veramente all’osso e che obbliga la (misera) produzione ad effettuare autentici salti mortali di vario tipo pur di terminare il prodotto.Nonostante ciò, chi scrive è convinto che sia tutto sommato un film che presenta diverse buone idee e soluzioni nulla affatto scontate, soprattutto se consideriamo le enormi difficoltà – già citate – con le quali il regista William Lustig e gli attori ebbero a che fare. Tra di essi poi, vale la pena sottolineare la buona prova dell’italoamericano Joe Spinell (piccole parti ne Il padrinoTaxi Driver e Rocky) nei panni dello psicopatico Frank Zito e la cui interpretazione risulta molto credibile anche grazie a una fisionomia assai particolare.

 


Il buon De Gothia, dal canto suo, bolla immediatamente Maniac come un “filmaccio”, ma è bene ricordare che, oltre ai sacrosanti gusti personali, egli non era certo un patito di horror.

Piuttosto, del misterioso autore del dossier (si scoprirà in seguito essere un medico scomparso purtroppo alcuni anni fa) consiglio invece di leggersi i suoi interessantissimi e – per certi versi illuminanti – saggi sulla vicenda del Mostro, che sono conosciuti come Le notti di De Gothia, in particolare La notte del cittadino amico, nella quale egli formula ipotesi davvero argute sulla casistica del MdF. L’esempio più clamoroso è forse la teoria delle cosiddette “colature di De Gothia”; un’analisi tanto brillante quanto apparentemente semplice sulle tracce ematiche relative al duplice omicidio di Baccaiano del giugno 1982.

Ma questo, ancora una volta, è pane per i denti dei mostrologi più agguerriti.

 

 

Maniac, invece, resta sempre un bell’horror tutto da gustare se amate i b-movie e che vi consiglio di cuore, a patto che facciate attenzione, la notte, ai luoghi isolati.



scritto da: Andrea Gibertoni, 03/10/2020


comments powered by Disqus