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"10 Cloverfield Lane" (recensione)!

Una donna si risveglia dopo un incidente automobilistico. E' chiusa dentro una stanza senza finestre, ferita e legata a un letto. La porta si apre; si avvicina un uomo massiccio e tetro, e quello che dice è sconvolgente: fuori dal bunker non c'è più nessuno vivo, l'umanità è spacciata. C'è stato un attacco, anche se non sa bene di che natura, ed è meglio rimanere sottoterra al sicuro, almeno "per un anno o due". Presto la donna scoprirà che dovrà condividere gli spazi con un altro ospite-prigioniero.

 

 

Sappiamo tutti, e il cinema horror non fa che confermare questa intuizione, che in caso di attacco (che siano zombie, kaiju, terroristi, batteri, esplosioni nucleari o quant'altro) cercare la protezione di maschilisti paranoici e armati non è una scelta felice. Avete presente i militari nel finale di 28 giorni dopo, no? Beh, c'è qualcosa di peggio rispetto a fare domanda di ammissione in una comunità retta da individui simili: essere rapiti e portati tra loro con la forza. Ancora peggio se il "capobranco" è uno solo, onnipotente, incontrollabile, e vari indizi suggeriscono quanto sia potenzialmente pericoloso...

 

 

Questo film, è bene chiarirlo, ha poco a vedere con Cloverfield in quanto a personaggi, mostri e luoghi (non è ambientato nello stesso universo narrativo), ma ne condivide le atmosfere e la tensione, nonché il melange di generi (dramma, horror, fantascienza catastrofica) e persino le modalità di promozione prima dell'uscita nelle sale.

Gli effetti speciali sono sicuramente di ottima fattura (e abbiamo trovato molto originali ed efficaci le scene in cui sono impiegati), ma la pellicola si regge sui personaggi, che sono pochi (tre, più una comparsa che fa comunque la sua figura), ben sfaccettati, impastati di bene e di male, di debolezze e violenza, speranza e sudore, come tanto piace a noi. Non si tratta insomma di marionette, e quando si trovano ad affrontare situazioni estreme e dover prendere decisioni difficili, è impossibile restare indifferenti. E' dunque per merito della superba prova degli attori (Mary Elizabeth Winstead, John Goodman, John Gallagher Jr.), nonché di una sceneggiatura coi controfiocchi, che il film funziona alla grande. Perché quando personaggi dalle psicologie complesse e credibili affrontano un mostro, lo spettatore è portato a percepire quel mostro come reale (metafora, magari, di mostruosità diverse e più tangibili).

Emozionante e cupo al punto giusto; da vedere.



scritto da: Andrea Berneschi, 08/05/2016


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